foto LaPresse

L'autopsia di Hevrin

Maurizio Crippa

Hevrin Khalaf è morta in un orrore che solo le risultanze autoptiche riescono a dire. Verrebbe solo da tacere. Ma non si può tacere che questa barbarie è ciò che sta avvenendo

Le foto molto social delle belle guerriere curde che hanno combattuto l’Isis e adesso muoiono sotto i colpi dei soldati di Erdogan e dei loro assassini di complemento e le indignazioni e i titoli molto social contro la guerra turca hanno questo, di male: che mettono in pace la coscienza, e dopo pochi giorni non ci sono più parole da dire. Il che a volte significa che è meglio tacere. Ma è più decente, urgente, leggere le parole del dottor Tayceer al Makdesi, specializzato in medicina forense all’ospedale di al Malikiyah, in Siria. Che ha effettuato una autopsia sul corpo di una donna “di circa quarant’anni” trovata con un t-shirt rosso scura e pantaloni neri. La donna si chiamava Hevrin Haly Khalaf, e di anni ne aveva 35. Attivista curda e leader del Future Syria Party, trucidata il 12 ottobre con altre persone. Non è stata soltanto uccisa da “many gunshot”.

 

Le due pagine del referto contengono questa descrizione di un massacro peggio che barbaro: “La donna è stata picchiata alla testa con un oggetto pesante procurando fratture”, e “ugualmente è stata colpita nella parte bassa delle gambe, procurandole fratture, e poi con un’arma appuntita nella parte posteriore delle gambe”. E’ stata anche trascinata per i capelli fino a procurare il distacco di parte del cuoio capelluto. Uno scalpo da viva. Poi è le hanno sparato con armi militari alla testa. E’ stata colpita da distanza ravvicinata, dopo essere caduta a terra. Hevrin Khalaf è morta così, in un orrore che solo le risultanze autoptiche riescono a dire. Verrebbe solo da tacere. Ma non si può tacere che questa barbarie è ciò che sta avvenendo. E’ la realtà, opposta alle indignazioni social e ai discorsi della politica occidentale.

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"