L'autopsia di Hevrin
Hevrin Khalaf è morta in un orrore che solo le risultanze autoptiche riescono a dire. Verrebbe solo da tacere. Ma non si può tacere che questa barbarie è ciò che sta avvenendo
Le foto molto social delle belle guerriere curde che hanno combattuto l’Isis e adesso muoiono sotto i colpi dei soldati di Erdogan e dei loro assassini di complemento e le indignazioni e i titoli molto social contro la guerra turca hanno questo, di male: che mettono in pace la coscienza, e dopo pochi giorni non ci sono più parole da dire. Il che a volte significa che è meglio tacere. Ma è più decente, urgente, leggere le parole del dottor Tayceer al Makdesi, specializzato in medicina forense all’ospedale di al Malikiyah, in Siria. Che ha effettuato una autopsia sul corpo di una donna “di circa quarant’anni” trovata con un t-shirt rosso scura e pantaloni neri. La donna si chiamava Hevrin Haly Khalaf, e di anni ne aveva 35. Attivista curda e leader del Future Syria Party, trucidata il 12 ottobre con altre persone. Non è stata soltanto uccisa da “many gunshot”.
Le due pagine del referto contengono questa descrizione di un massacro peggio che barbaro: “La donna è stata picchiata alla testa con un oggetto pesante procurando fratture”, e “ugualmente è stata colpita nella parte bassa delle gambe, procurandole fratture, e poi con un’arma appuntita nella parte posteriore delle gambe”. E’ stata anche trascinata per i capelli fino a procurare il distacco di parte del cuoio capelluto. Uno scalpo da viva. Poi è le hanno sparato con armi militari alla testa. E’ stata colpita da distanza ravvicinata, dopo essere caduta a terra. Hevrin Khalaf è morta così, in un orrore che solo le risultanze autoptiche riescono a dire. Verrebbe solo da tacere. Ma non si può tacere che questa barbarie è ciò che sta avvenendo. E’ la realtà, opposta alle indignazioni social e ai discorsi della politica occidentale.