Matteo Salvini (foto LaPresse)

Nuova galera Salvini

Maurizio Crippa

Al cuor non si comanda e il leader leghista sui social ha sbracato come ai vecchi tempi sull'arresto dei sei agenti di polizia penitenziaria

Non so più bene come lo definiamo adesso, che è diventato un europeista convinto, che si è messo la cravatta e forse persino a dieta, leader quasi credibile di un centrodestra non truce. Matteo Salvini. Poi però a cuor non si comanda, la galera è la galera e chi ci sta dentro ci deve stare, non c’è nulla di più bello che fargliela pagare e buttar via la chiave. Sarà l’astinenza da mojito. Ieri sei agenti di polizia penitenziaria in servizio nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino sono finiti agli arresti domiciliari, un’inchiesta che va avanti da un po’, con un’accusa pesante: “Plurimi e gravi episodi di violenza”. Articolo 613 bis del Codice penale, tradotto sono accusati di tortura – che parola pazzesca in uno stato di diritto – nei confronti di alcuni detenuti. Noi, che a differenza di Salvini all’innocenza crediamo fino a prova contraria, speriamo che siano innocenti, come vorremmo esserlo tutti, innocenti, delle parole che diciamo e delle azioni che compiamo.

 

Ma per essere un leader e non un capopopolo urlante ci vuole un po’ di prudenza, di attesa, di riconoscimento del diritto di tutti. Persino il diritto che più gli piace, quello di denuncia. Invece Salvini è saltato sui social come ai vecchi tempi, come su uno scooter d’acqua, e ha sbracato, perché al cuor non si comanda. “Non c’è un referto medico o una denuncia, ma la parola di qualche ex detenuto contro quella di sei poliziotti”, ha detto. “Uno stato civile punisce gli errori, ma che la parola di un detenuto valga gli arresti di un poliziotto mi fa girare le palle terribilmente”. Terribilmente. Le palle. Male annodate come la sua nuova cravatta.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"