Balotelli in Amazzonia
“Vale più un operaio dell’Ilva che 10 Balotelli”, ha detto Salvini. Prossimo passo, la decimazione
Paulo Paulino della tribù amazzonica Guajajara era un “guardiano della foresta”, un membro di quei gruppi di indigeni autogestiti che cercano di pattugliare e difendere il loro territorio dalle incursioni dei “taglialegna”, per la maggior parte tagliagole, che si occupano del primo lavoro bruto, a base di incendi, della deforestazione di zone sempre più ampie delle terre (che dovrebbero essere) indigene, galvanizzati dall’aria fascistoide che tira a Brasilia. Paulo Paulino è stato ucciso dai tagliagola taglialegna in un agguato in cui è morto anche un altro attivista, Laércio si chiamava, della stessa tribù. Dal 2003 gli omicidi indigeni sono stati 1.009, riporta Repubblica. Per dire: il Sinodo amazzonico non serviva, eh?
Mario Balotelli è invece un italiano (a tutti gli effetti), giocatore di calcio e vivo e vegeto. E’ stato insultato da cori razzisti a Verona e non l’ha presa con ironia, come pretenderebbe questo personaggio che si chiama Maurizio Setti, presidente dell’Hellas, che ritiene i tifosi veronesi “siano sì ironici, ma assolutamente non razzisti”. Come il capo degli ultras della sua squadra, Luca Castellini, estremista di destra, che ha detto: “Balotelli secondo me è italiano perché ha la cittadinanza italiana ma non potrà mai essere del tutto italiano”. Manca solo che aggiunga che lui invece lo è “e nessuno glielo può togliere”, come dicono nei peggiori tuguri di Roma.
Salvini è invece razzista senza bisogno dello stadio e ha detto che “vale più un operaio dell’Ilva che 10 Balotelli”. Prossimo passo, la decimazione. Salvini è un ripugnante razzista, anche se piace a un cardinale cinico e fuori tempo massimo.
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