La razza dei confusi
I paradossi di un paese che è più senza cervello che senza memoria
Ci si può anche confondere tra Ezio Greggio e Liliana Segre, se sei il sindaco leghista di Biella (poi ha ammesso “sono un cretino”, è bello quando ci si mette la faccia). Si può anche non dare la cittadinanza a Liliana Segre, se pure sei sindaco della ex Stalingrado d’Italia, ma soprattutto sei il consorte di una convertita salviniana e di recente aviotrasportata a Strasburgo, la pasionaria Silvia Sardone. La confusione, insomma, è un ingrediente cronico della politica. Ma up to a point. Poi, diventa paradossale come il teatro dell’assurdo, come avere un rinoceronte di Ionesco in cristalleria. Dunque si arriva a questo paradosso, in un paese che più che senza memoria è senza cervello, nella sua classe politica. Che a Roma, dopo lungo “percorso partecipativo”, qualunque cosa significhi, due Municipi hanno sbianchettato l’intestazione di due vie a due degli scienziati firmatari, nel 1938, del Manifesto della razza. Al loro posto ci saranno d’ora in poi i nomi di altri due scienziati, Mario Carrara e Nella Mortara, perseguitati sotto il fascismo. E tutto bene, pure il revisionismo, non fosse che nella fatal Verona il Comune ha invece deciso di intitolare una via a Giorgio Almirante, che quel manifesto non firmò, in quei tempi si limitava a scrivere su La difesa della razza, e fu poi capomanipolo della Repubblica di Salò. E forse bisogna rassicurare per una volta il buon Luigino Di Maio, che ha ammesso di essere, col suo partito, “sicuramente in un momento difficoltà”. Non sa in quanto marasma mentale sono, su ambo i lati, i revisionisti della razza.