Giorgia Meloni (foto LaPresse)

Meloni, ciao bella

Maurizio Crippa

I commissari europei socialisti cantano Bella Ciao. La leader di Fratelli d'Italia twitta: “Solo io reputo scandaloso questo ridicolo teatrino?” Non sappiamo se lo trovi solo lei, ma tendenzialmente sì

“Solo io reputo scandaloso questo ridicolo teatrino da parte delle più alte istituzioni europee?”. Il teatrino era in realtà uno spettacolino, o un interludio, canoro. Già difficile classificarlo come non commendevole, “scandaloso” è fuori di senso. Si può al massimo obiettare che è un inutile oltraggio all’estetica. Si tratta, per farla breve dell’esibizione canora, starring Paolo Gentiloni commissario europeo agli Affari economici, di alcuni esponenti del gruppo dei socialisti e democratici europei che hanno cantato Bella Ciao in una zona morta dei lavori al Parlamento europeo.

 

 

“Solo io reputo scandaloso questo ridicolo teatrino da parte delle più alte istituzioni europee? Non hanno nulla di più importante di cui occuparsi?”. E’ stato il commento via Twitter di @GiorgiaMeloni. Non sappiamo se lo trovi solo lei, ma tendenzialmente sì. E pour cause. Primo, Bella ciao è una canzone ormai così destituita di significato politico – diluizione semantica, direbbero i linguisti – che la possono cantare in chiesa, all’asilo e pure degli europarlamentari de sinistra o le sardine, tanto ha il sapore neutro di un chewing gum masticato. Ma in secondo, e più importante, luogo: Meloni fa parte di un partito che vuole, fortissimamente vuole andare al governo con un partito di cui un parlamentare particolarmente idiota ha interrotto i lavori d’Aula per fare una (pure finta) proposta di matrimonio. Non aveva nulla di più importante di cui occuparsi? Infine, trattasi della stessa Meloni che, anziché occuparsi del bene del paese, è andata da Myrta Merlino a cantare quella specie di canzoncina che sapete, “Io sono Giorgia” eccetera. Nessuno lo trova ridicolo, questo scandaloso teatrino?

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"