Trollo Trollo
Il più divertente colpo al botteghino di Checco Zalone è aver svelato i pensieri segreti di sinistra e (molto più) di destra
A parte il Bambinello Gesù, e qualche raro psicoanalista quando è bravo, c’è una sola categoria di persone in grado di svelare “i pensieri segreti di molti cuori” (il saggio Simeone, in Luca 2, 35), ed è la buona genìa dei comici. Non i filosofi, non i sapienti e tanto meno i politici (questi sono invece i più facili da sgamare). Proprio i comici. E meglio ancora se non sono raffinati calembouristi da café chantant, o melanconici clown fatti della materia dei sogni: molto più efficaci i guitti, o i buffoni tanto cari a Shakespeare. Per Checco Zalone (ora) si scomodano Totò o, i più avveduti, Alberto Sordi. Forse il nome giusto sarebbe Plauto, re della commedia grassa e sfrontata che metteva in scena il suo stesso pubblico, nudo e senza difese.
E’ il potere che Checco Zalone aveva già mostrato di avere in passato, ma che ora “Tolo Tolo” ha reso manifesto. Svelare i pensieri segreti – o più banalmente smontare i partiti presi – significa, con pochi esempi attinti dal volgo twittarolo, questo: l’adepto di destra, che si scopre gabbato, “è vero, #ToloTolo è un film razzista. Ma la razza presa di mira è quella italica e chi non l’ha capito ha seri problemi di comprensione”. L’adepta di sinistra, che non riesce a celare il sospiro di sollievo dopo 90 minuti d’apnea: “Sono appena uscita. Mostruosamente geniale! Una presa per il culo al quadrato del populismo leghista e fascista!”. In una classifica a parte (non sopra: a parte) ci sono i commentatori autorizzati e i politici, protagonisti del magnifico spettacolo che prosegue da giorni fuori dal cinema. I pensatori corretti e/o di sinistra che Zalone l’hanno sempre mal guardato, con un sopracciglio all’insù, e che s’erano indignati per il trailer che ha anticipato l’uscita e col quale il comico ha trollato tutti quanti, si sono dovuti ravvedere, lesti, non appena autorizzati dalla maieutica di Natalia Aspesi: “Gentile signor Checco (Zalone), anzi signor Luca (Medici, che sarebbe il suo vero nome usato dagli iniziati), mi permetta di dirle, con tutto rispetto, mascalzoncello! Anche questa volta siamo caduti in tanti dalle nubi della nostra insipienza nella malefica trappola”. E via di (guardinghi, che non si sa mai) elogi al film antirazzista e amico degli immigrati. Ma anche più divertenti – perché nelle comiche le retromarce, che vanno sempre a sbattere, fanno sempre ridere – sono i commenti da destra dei sovranisti a loro volta trollati. A partire dal trollato in chief, Matteo Salvini, che fidandosi di un trailer come di un mojito aveva proposto per Zalone il laticlavio da senatore a vita. Il risentimento del gabbato si sente tutto in articoli stile quello del Giornale, per il quale “Tolo Tolo” “sembra girato da Papa Bergoglio” e soprattutto “rovescia le aspettative, diciamo sovraniste, legate alla clip ‘Immigrato’, diffusa per battere l’acqua al film”. Una irritazione che nemmeno un politico scafato come Ignazio La Russa è riuscito a celare, e gli è scappato il tweet rivelatore: “Ho appena visto la prima di ‘Tolo Tolo’. Zero applausi alla fine. Oltretutto anche scarso e noioso. Servirebbe ‘soddisfatti o rimborsati’”. Indecifrabile e forse anche ambiguo come ogni apologo di buffone che si rispetti, il film di Checco Zalone ha già stravinto anche al botteghino dell’analisi dei tabù politici degli italiani. Trollo Trollo ha trollato tutti.
Ps. Dimenticavo, il film non l’ho visto. Ma mi fido molto dei pensieri segreti altrui.