La scuola è di classe
La presentazione classista dell'Istituto comprensivo “Via Trionfale” di Roma è la certificazione della realtà: non è mai esistita la scuola di stato uguale per tutti
C’è qualcosa di più di un banale scivolone di razzismo sociologico, o di un atteggiamento castale applicato alla pubblica (e statale) istruzione, in questa notiziola che i dirigenti dell’Istituto Statale Comprensivo “Via Trionfale” di Roma speravano, forse, non diventasse notizia. Ma qualcuno si è accorto che sul sito della scuola, divisa in differenti sedi ma “accorpata” (maledetto sia il gergo burocratico) in un’unica identità gestionale la presentazione suona così: “La sede di via Trionfale e il plesso di via Taverna accolgono alunni appartenenti a famiglie del ceto medio-alto”, mentre il plesso sito “nel quartiere popolare di Monte Mario accoglie alunni di estrazione sociale medio-bassa” e molti stranieri. Poi c’è la sede di Cortina d’Ampezzo, dove vanno i figli “dell’alta borghesia” assieme ai figli “di colf e badanti che lavorano per le loro famiglie”.
Come ovvio, s’è scatenata la polemica egalitaria contro una simile ripartizione per ceto e censo di una scuola di stato. Ha ritrovato la parola persino la ministra Azzolina. Ma c’è qualcosa di più serio dell’indignazione ammodino e democratica. E anche della constatazione che ormai la finzione linguistica che ha garantito la pace sociale per decenni è svanita: si può ricominciare a dire a un povero che è di serie B perché è povero. C’è molto di più, dicevamo. La presentazione di questa scuola molto poco trionfale è la certificazione della realtà: non è mai esistita la scuola di stato uguale per tutti. Sotto la finta uguaglianza, anzi a causa della finta uguaglianza, la scuola italiana è di classe. Come aveva capito, tra i pochi, don Milani.
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