Libero Sinisa, libero voto
L'allenatore del Bologna endorsa Lucia Borgonzoni e viene ricoperto di insulti, come se non avesse il diritto di parlare
Sì, il pugno inguantato di nero di Smith e Carlos a Mexico City. Sì, Colin Kaepernick inginocchiato contro Trump. Sì, l’Nba che sta coi ragazzi di Hong Kong. Sì, Hakan Sukur che ora fa l’autista di Uber (ma poi ci sono anche i calciatori turchi che fanno il saluto militare in campo mentre Erdogan sbombarda i curdi). E’ certo che lo sport molte volte sia una magnifica arma politica. Però, quando la politica si fa metafora dello sport, è allora che il disastro si avvicina. Prendete il caso di Sinisa Mihajlovic, allenatore del Bologna. In un mondo normale, dove le tifoserie stanno al loro posto, in curva, il suo endorsement spavaldo per la Lega in Emilia-Romagna sarebbe stato interpretato per quel che è. Lui, l’amico della Tigre Arkan, lui, che andò a Belgrado sotto le bombe con Milosevic, se ora sta con Salvini, il quacquaraquà dei salumi, in fondo ha fatto una svolta moderata. La prossima volta, finisce che endorsa Rotondi o Realacci. Invece lo hanno coperto di insulti (quelli sgradevoli dei social, e vien quasi da dire sticazzi) ma – a parte l’elegante Bonaccini – anche da parte di politici e di voci che hanno accesso al “mondo pubblico” sono giunte critiche e “stai zitto”. Come se non avesse il diritto di parlare. Lo zar Ivan Zaytsev sta con le sardine e con Bonaccini, Julio Velasco pure. Anche altri sportivi si sono espressi, ma certo Sinisa, il guerriero, ha un altro carisma. Avesse detto “Salvini va’ a citofanare da un’altra parte”, ora sarebbe un re. Fa ridere lo sport, o la politica?