San Francesco un ca**o
Achille Lauro a Sanremo. Il ricorso estatico e cialtronistico alla figura di Francesco nella nostra cultura artistica o pop è però un po' inflazionato
Domani sul Foglio trovate due magnifici commenti d’autore su Sanremo, e può bastare. Di mio, senza esibizione alcuna di snobismo, come tutti gli anni il Festival non lo seguo e non so niente. Non so nemmeno, ma proprio meno di zero, chi sia, cosa e come canti Achille Lauro. Sono rimasto all’armatore, giuro. Ho solo letto, ieri, che ha fatto questo coup de théâtre, fingendo di spogliarsi nudo sul palco, inteso come la cattedrale delle canzonette. A giudicare dai commenti l’effetto è riuscito. Bene.
Foto LaPresse
La cosa che mi ha incuriosito è quanto il cantante ha detto, o scritto sui suoi account, per spiegare il senso della performance (quando devi spiegare il senso di una performance è come quando ti tocca spiegare le barzellette: butta male). Comunque il senso è che ha voluto evocare – citare, o parodiare, non è chiaro – Francesco d’Assisi, che si spogliò delle sue vesti ricche nella chiesa della città. Perché, secondo Lauro, “la celebre scena attribuita a Giotto in una delle storie di San Francesco della basilica superiore” è “il momento più rivoluzionario della sua storia in cui il Santo si è spogliato dei propri abiti e di ogni bene materiale per votare la sua vita alla religione e alla solidarietà”. Ho solo questo da notare, con letizia tutta francescana. Il ricorso estatico e cialtronistico alla figura di Francesco nella nostra cultura artistica o pop, da Rossellini alla Cavani a Claudio “dolce sentire” Baglioni a Francesco Totti, con le stimmate nei piedi, è addirittura inflazionato. Se Lauro vuol votarsi alla religione e alla povertà, libero di farlo. Altrimenti si fotta, sulla strada di Assisi sono già scivolati in tanti.