L'ex 5 stelle ha detto che fonderà un nuovo soggetto per portare "l'Italia fuori dall'euro". Potrebbe chiamare a raccolta il generale: in quanto a stile di giacche, vanno già d'accordo
L’ultima volta che avevamo sghignazzato così tanto per la nascita di un partito (oddio, per ora siamo solo alla mamma dei cr***ni sempre incinta) era stata per quello, direttamente dalla testa di Giove, di Carlo Calenda. O forse per una delle reincarnazioni democristiane di Gianfranco Rotondi, ma chi se lo ricorda più. Però ieri, non proprio a ciel sereno – l’uomo è lì che rosica da molto tempo, da quando i Cinque stelle hanno tradito la loro anima pop stracciacula – è arrivato Gianluigi Paragone, forse uno dei politici più inverosimili dell’ultima infornata. Con lo sprezzo del pericolo dei momenti clou ha rotto le acque, pardon, “gli indugi” come battono le agenzie, e ha annunciato che fonderà il proprio partito. Programma: “Portare l’Italia fuori dall’euro”. E ha confidato ai suoi devoti follower: “Una forza anti sistema che ormai il Movimento cinque stelle non rappresenta più”. Niente inciuci con la Lega, giura, “non si può essere sovranisti ed appoggiare Draghi”. E poi lui, vecchia talpa marxista, è contro “le liberalizzazioni e le privatizzazioni”. Non ci sarà nemmeno Dibba, ovvio, “troppo innamorato del M5s”. Ma se tanto ci dà tanto, a condividere la “tesi politica forte”, che “non gioca sul binomio destra versus sinistra”, arriverà il generale Pappalardo. Quanto a stile delle giacche, vanno già d’accordo.
"Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.
E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"