Zia Jemima e Mozart
Rinunciare ai Pancake del marchio americano (che cambierà nome per prevenire censure) sarà un po’ come evitare, per non insultare nessuno, le famose Palle del compositore
Fin quando non mi toccano gli adorati Biscotti della nonna (absit iniura verbis) o le tagliatelle di Nonna Pina, credo che potrò resistere. Quindi se spariscono dagli scaffali gli sciroppi e i pancake di Zia Jemima, con la simpatica faccina di una donna nera (ma evidentemente è una schiava, una cugina di Mamie) ce ne faremo una ragione. Però la ragione va oltre il ragionevole, perché Aunt Jemima è uno dei marchi più famosi d’America, sforna dolci e affini dal 1889 e nessuno si era mai accorto che vendesse sottobanco anche bieco schiavismo. Sì, adesso è un po’ che gli rompono le balle, ma non come a una statua di Lee. Però la PepsiCo, che possiede il tradizionale marchio, s’è portata avanti e ha deciso di cambiare nome e soprattutto immagine, onde evitare di confondere i suoi sciroppi con quelli delle zie del KKK. E tutto va bene, è giusto cambiare gusti alimentari in nome della pace nel mondo. Del resto abbiamo già dovuto interrompere le gite a Chiasso per far scorta dei razzistissimi dolcetti “moretti”. Però è un po’ come dover rinunciare, per non insultare nessuno, al Puzzone di Moena o al Bastardo del Grappa. Comunque, se dopo il razzismo vogliamo allargarci al gender, ricordatevi che pure le Palle di Mozart sono un bell’abuso sessuale.