Cervelli oscuri. Note su politica e liti di bottega
Chissà cosa direbbero quelli di Cuore sulla sede aperta da Salvini vicino a dove stava il Partito comunista
Passando di lì, nessuno si ricorda mai che sullo sprofondo del Teatro di Balbo furono accumulati nei secoli strati di città, che nel Medioevo divennero negozietti male illuminati che i salaci romani chiamarono Botteghe oscure. Poi strato su strato furono ricoperti, la strada salì alla luce e ne sorse infine un palazzone, che fu per decenni sede del Partito comunista e della libreria Rinascita. Ma già in quegli anni ormai lontani, quelli di Cuore avevano inventato una rubrica di gran successo e di delazione contro il declino terziario e commerciale del paese: “Botteghe oscure - Fotografa il negozio della tua città con con l’insegna più idiota”. L’allure togliattiana, insomma, era finita da mo’.
Ora Matteo Salvini, che mangia molto ma rimane digiuno di storia urbanistica e di satira sociale, ha deciso di aprire la sua sede proprio in Botteghe oscure, rivendicando persino “i valori di una certa sinistra che fu, quella di Berlinguer”. E chissà che direbbero i delatori di Cuore della nuova insegna di un partito che fu, ai tempi del Bossi, una birbona congrega di elettori bottegai. Salvini farebbe bene però a riflettere che qualcuno, giusto per gusto di satira politica, potrebbe chiedergli di illuminare finalmente la cassa: magari salterebbero fuori i famosi diamanti, o i 49 milioni. Invece il Pd, tra uno sprofondo storico e una lite di bottega, ha smarrito l’ironia e ha commentato, scespirianamente: “Orrore e pietà”. La politica italiana: cervelli oscuri.
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