Scuola di bussolotti
Questo terrore per il rientro in aula finora ha prodotto soltanto una marea di confusione demenziale
Io la butto lì, con beneficio di inventario, senza intenzione di aumentare il casino “Hellzapoppin’”, di aggiungere una rotella a un banco fuori posto. Però, tra le uniche persone reali che si stanno occupando del rientro a scuola – e anzi molte sono già rientrate, per le noiosissime riunioni ben distanziate – insomma tra i prof., gira una nuova preoccupazione. Ci si chiede: e i compiti in classe? E le verifiche? Come faremo a farcele consegnare sui cari vecchi foglio protocollo? E si scopre che no, se non sistemano i protocolli non si potrà, perché faranno ancora testo quelli per l’esame di maturità. Che avevano vietato il tema e gli scambi cartacei.
Gli innovatori duri e puri, subito a dire: scriveranno sui computer e gli iPad. Che però dovranno portare a scuola, e chi li sanifica, l’antivirus? E poi, per spedirsi verifiche e file, tanto vale continuare con la didattica a distanza, no? Sarebbe più funzionale, soprattutto per gli studenti (o volete ricominciare a chiedere all’Azzolina quanti studenti in Italia sono senza iPad?).
Il punto è però anche un altro, concettuale diciamo, e riguarda tutto questo terrore per la riapertura delle scuole, che finora ha prodotto soltanto una marea di confusione demenziale: agli studenti sarà concesso di affollarsi all’80 per cento sui bus. E peggio ancora, le scuole possono essere autorizzate a stipare gli studenti, all’80 per cento, su un bus per portarli, putacaso, al centro sportivo per attività all’aperto. Invece scambiarsi un foglio, questo no, manco trasportandolo su un monopattino elettrico. E spedirsi i compiti in classe con la cara vecchia cerbottana, fatta con la biro Bic?
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