Contro Mastro Ciliegia
L'arma spuntata del passaporto di Recoba
Dopo il caso Suarez, certi tifosi non potranno più tirare in ballo il banale incidente diplomatico ai tempi di Moratti
Tra le cose che danno consolazione, manco avessi perso il referendum, o felicità manco avessi votato Sì, c’è questa evidenza che la giornata di ieri ha regalato: che il passaporto falso del Chino Recoba, banale incidente burocratico ai tempi del buon Moratti, è divenuto un’arma spuntata. Non la potranno più utilizzare, certi tifosi avversi, per rimbalzarla contro i Bauscia: “E allora il passaporto di Recoba?”, una sorta di “e allora il Pd?” calciopolesco. Merito di questa storia grottesca, oppure ignobile, dell’esame di italiano fatto passare in fretta in furia al Pistolero Suárez all’Università per stranieri di Perugia, onde concedergli una cittadinanza con cui trovare lavoro in un club che puntava sui suoi servigi. L’esame è finito intercettato, solerzia italiana, e che ci fosse qualcosa di non commendevole nella sua preparazione e nel modo in cui è stato promosso uno che conosce l’italiano meno di Dibba, è apparso chiaro. Il club che attendeva il nuovo oriundo non c’entra nulla, ovvio che no, e non avrà da spiegare. Però la pochade è stata divertente e istruttiva.
Siccome in ogni novella di Boccaccio i nomi sono tutto, l’Andreuccio da Perugia della situazione, insomma il colonnello della Finanza che ha sventato il gomblotto si chiama Sarri. E sembra il Conte di Montecristo. Anche i luoghi, nelle commedie all’italiana, sono tutto. E Perugia, dove già una squadra blasonata subì anni fa qualcosa che truffa non era, ma un brutto scherzo sì, è pur sempre la città al cui aeroporto, qualche giorno fa, sono riusciti a scambiare Tony Blair per Boris Johnson, scatenando un intrigo internazionale. Del resto Perugia è anche la città dove l’Università per stranieri, con i suoi esami, esiste davvero. E dove il Chino Recoba meriterebbe, quantomeno, di essere cittadino onorario. Con regolare passaporto.