Contro Mastro Ciliegia
Manca solo lo scioglimento del sangue di san Wojtyla
L’altro giorno a Spoleto è stata rubata dalla Cappella del Crocifisso nel duomo un’ampolla che conteneva sangue del Papa. Un altro segnale che il Dies Irae si avvicina
Mentre il Vaticano pare stia per sprofondare con tutto il cupolone negli abissi di corrusche faide curiali (giovedì Bergoglio ha defenestrato un cardinale sardo-familista per storie di quattrini) altri foschi, anzi foschissimi segnali che il Dies Irae si avvicina si fanno manifesti. C’è ad esempio questa eccitazione magico-simbolica attorno al sangue di san Giovanni Paolo II, che potrebbe interessare uno studioso di antropologia religiosa. L’altro giorno a Spoleto è stata rubata dalla Cappella del Crocifisso nel duomo un’ampolla che conteneva sangue del Papa, dono nientemeno del cardinale Dziwisz. Cosa se ne facciano i ladri, non è chiaro. Del resto non è la prima volta.
Al santuario di Tignale, Brescia, nel 2017 rubarono altre gocce della medesima e fluida reliquia. Perché circoli così tanto sangue di Karol Wojtyla, è un’altra bella storia: “L’ultimo giorno della sua vita terrena”, si legge in giro, “gli fu prelevato del sangue in vista di eventuali altre cure… Dio ha disposto diversamente”. E quel sangue è finito nelle ampolle. Si potrebbe dire un’economia circolare della fede. Nel frattempo a Varsavia un artista di non particolare fantasia, Jerzy Kalina, ha esposto fuori da un museo la sua nemesi (con vent’anni di ritardo) de La nona ora di Cattelan, quella del meteorite che schianta Giovanni Paolo II. Kalina ha fatto un Papa dritto e vigoroso che porta sopra la testa come un trofeo il famoso meteorite. Ma non contento, lo ha messo a camminare sopra una piscina, però rossa come il sangue. E chissà che voleva dire, ma certo il sangue di Wojtyla è una curiosa ossessione. Prepariamoci al Dies Irae.