Contro Mastro Ciliegia
Morgan disfactor
Il cantante sedotto da Sgarbi si candida sindaco di Milano. Ma noi abbiamo già i nostri guai, senza che arrivi a buttarla in canzonetta uno che vuole la città bucolica ma che di amministrazione capisce meno che Attila di botanica. Un talent show, ma più brutto
Osserverò un rigoroso distanziamento sociale, anzi già che ci siamo doppio, dalla versione politica di Vittorio Sgarbi. Sennò all’Illustre tocca poi perdere gran tempo per spiegare ai suoi follower perché non lo debbano portare via. Si osserverà lo stesso distanziamento, come quando si guata un fenomeno strano e incomprensibile, da Castoldi Marco, noto come Morgan nella sua vita di musicista e poi di televisionista. Il quale ha annunciato di avere accettato la proposta ricevuta da Sgarbi “a tarda notte” (viva il coprifuoco di Macron) di candidarsi sindaco di Milano con la lista Rinascimento, già lanciata dall’Illustre alla conquista di Roma. Dice Morgan di sentirsi “più di sinistra che di destra”, basta che non lo senta Sgarbi, e Dio non voglia Gaber. Dice che vorrebbe gente come Alberoni (largo ai giovani). Vuole una Milano bucolica e salvare la cultura. Non si riconosce “in questo stile di democrazia, non mi piace, è un sistema che non mi interessa”. Noi milanesi, che già ce la vediamo brutta in questi giorni, invece non ci riconosciamo proprio in uno che arriva a buttarla in canzonetta, uno che sa di amministrazione come Attila capisce di botanica. Ma ormai, Roma insegna, candidarsi in politica è come fare un talent show. Però lo spettacolo, certe volte, è persino peggiore.