Contro Mastro Ciliegia
(T)Rampini nostalgy
Federico Rampini, il super liberal corrispondente di Rep. dagli Usa e quei toni cupi (saranno mica dispiaciuti?) per la vittoria di Biden. Ieri un tweet: eh, se il vaccino arrivava qualche giorno prima…
Che Maurizio Molinari fosse un po’ incupito o preoccupato, nei giorni scorsi, con un occhio allo spoglio elettorale e un pensiero al futuro del medio oriente, lo si può capire. Trump ha fatto anche cose buone. Più bizzarra appariva, nei giorni scorsi, la cupezza del suo corrispondente principe dall’America, Federico Rampini, liberal con bretella e tutto d’un pezzo. Quasi fosse vittima di una perversa nostalgia. Sarà che, e in realtà non da questi giorni, al carismatico interprete della West Coast la fosca guerra dei populismi contro l’establishment è sempre piaciuta. Lo intriga. Ma prima ha iniziato a dire, a “Piazza pulita”, che i BlackLivesMatter erano dei No mask tali e quali i fan di Trump; poi che anche se Biden vinceva lo scenario restava quello del 2016; poi addirittura ha scritto su Rep. che “l’idea che l’establishment potesse pianificare l’uscita di scena di Trump è falsa ma credibile” (“io so ma non ho le prove”, diceva quello), ricordando che dall’altra parte c’era invece “il popolo trumpiano, la classe operaia del Midwest” (che in realtà ha votato Sleepy Joe, ma sono dettagli). Tanto preso dall’umor nero da farsi intervistare dalla Verità, per dire che “la vittoria zoppa di Biden spacca l’America”. Zoppa. E che la strategia di contestare tutto di Trump è in realtà la prima mossa per restare in campo e prepararsi al 2024. Sarà che a certi liberal, è il nemico che manca. Infine ieri ha twittato: “Dopo l’annuncio Pfizer i futures di Wall Street sono in fortissimo rialzo (l’ironia della sorte è che Trump annunciò un vaccino pronto prima delle elezioni, sbagliando di poco?)”. Eh sì, c’è mancato un pelo e vincevamo noi. Trampini nostalgy.