Contro mastro ciliegia
Il vero problema dietro a S***zi e M***a
Non fermatevi ai nomi, cercate i mandanti (in senso letterale): se certi personaggi sono quello che sono è perché qualcuno li ha mandati
Non è per un eccesso di bon ton che preferiamo criptare i nomi di due personaggi pubblici che nello scorso weekend si sono resi protagonisti di performance poco commendevoli, che non è nemmeno il caso di commentare. E’ invece per sottolineare un altro aspetto: esistono altri nomi che, in casi come questi, andrebbero fatti, a chiare lettere. I nomi dei mandanti. Non nel senso criminale o da serie Gomorra che si dà alla parola, ma in senso letterale: se ci sono, è perché qualcuno li ha mandati. S***zi è quel che è perché scrive, spesso insultando gli altri, sul Fatto, perché è un ospite fisso di Cartabianca, perché staziona nel clubino di Lilli Gruber e in altre location di La7, perché l’aveva voluto al Processo del lunedì Enrico Varriale. Non si diventa S***zi se qualcuno non ti manda. Idem quell’altro, M***a, che però è senatore, e quindi lo hanno mandato i suoi elettori, a fare sfoggio di madurismo. Dunque il suo mandante numero uno è il guru Grillo, il maleducato politico per antonomasia. Ma nemmeno Grillo sarebbe diventato quel che è se non l’avesse mandato qualcuno. E tra i mandanti del suo vaffanculismo ci sono i castali Stella & Rizzo, e lo spazio spesso indebito regalato dai tg e dai giornali. Come dicono i pm d’assalto: non fermatevi ai nomi, cercate i mandanti morali.