Vergogna per Denise
No che non era lei, e chissà se sarebbe stata una gioia vera. Ma il modo in cui Chi l'ha visto s'è buttata su una bufala putrida, senza il minimo rispetto per il dolore di una famiglia, anzi facendone show, è pessimo. La nostra tv pubblica non dovrebbe essere come quelle di Putin
Sarebbe stata davvero una gioia, oppure ugualmente un “dispiacere”, per usare le parole dell’avvocato della famiglia, seppure un dispiacere diverso, se ieri una tv russa avesse detto che Olesya Rostov, ventenne russa in cerca di famiglia, era davvero Denise Pipitone? Chi lo sa, diciassette anni di una vita scomparsa, rapita, stracciata, sono un abisso enorme, impensabile. Non è lei, certificava ieri l’avvocato, senza nemmeno aspettare la trasmissione: era spuntata la “prova” del gruppo sanguigno. Chiusa lì, almeno fino alla prossima baracconata sconcia. Alla prossima trovata in cui a volte la nostra tv pubblica “civile e democratica” ha poco da invidiare a quelle di Putin. La storia della bambina scomparsa nel 2004 a Mazara del Vallo è nota. Quella dell’ultima puntata mediatica fa persino ribrezzo raccontarla. Dalla Russia rimbalza la vicenda di Olesya, Chi l’ha visto?, ci si fionda senza uno scrupolo (del resto è la trasmissione che ha inaugurato in Italia il guardonismo del controllo sociale di cui Davigo tesse le lodi) ben sapendo (sono professionisti, che diamine) che quella ragazza non era Denise. Che non valesse la pena rivangare tutto quel dolore, non gli è passato per la testa. Povera Denise.
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