CONTRO MASTRO CILIEGIA
Non basta essere Rula
I misteri buffi del politicamente super-corretto
Lo scivolone di genere di “Propaganda live”, che invita la giornalista israelo-palestinese come unica donna della serata e le scuse non proprio riuscite di Diego Bianchi. Forse il problema è l'eccesso di retorica, e l'errore dei primi della classe in inclusività si nota di più. Eppure, per i fan della trasmissione di La7 è tutto ok: stavolta, a sbagliare, è stata la donna che si è lamentata
Se Rula Jebreal sia competente in quanto competente, o in quanto palestinese e cittadina israeliana e italiana, o in quanto donna e giornalista, e in quale gradazione, non pare francamente una questione essenziale. E venerdì non mi sarei sintonizzato su “Propaganda live” per scoprire in che ordine sistemare gli addendi. Però il fatto che Rula Jebreal non si sia presentata alla fortunata trasmissione dall’aura trasgressiva (che è uno degli addendi essenziali per essere corretti) fa sogghignare assai. E non ce ne vorrà Diego Bianchi in arte Zoro, anche se è una delle cose – lo sghignazzo dei nemici, la piccola Schadenfreude delle polemiche – da cui si è messo (e ci ha messo) in guardia.
La storia è nota: Jebreal era annunciata ospite per parlare di Israele e palestinesi. Ma avendo scoperto, dai lanci sui social, che sarebbe stata l’unica donna in trasmissione in mezzo a ospiti uomini, ha declinato con sdegno e facendolo sapere a tutti. Dell’episodio, decida ognuno. Quel che colpisce è che Diego Bianchi abbia impiegato otto minuti interi della sua Propaganda per spiegarsi e dare la sua versione dei fatti, a partire dalla sorpresa di essere “diventati noi la notizia”, e pure dalla parte del torto. Un po’ di cenere di maniera su capo, “anche noi facciamo errori”, siamo uomini del ’900 dunque pensiamo prima alla competenza che all’aritmetica di genere. Se possiamo permetterci un amichevole appunto a Bianchi: troppe parole, per mettere la toppa su una stupidaggine evidente.
Zoro dice, con orgoglio, che Propaganda è la trasmissione più figa di tutte nel rappresentare le diversità, l’hanno anche premiata per questo, e se Rula l’avesse saputo avrebbe capito. Insomma, l’errore è che l’avevano invitata proprio per la competenza, e non perché donna. Che però, sempre se Bianchi ci permette, è la più palese delle sconfessioni della retorica (o costruzione ideologica) a proposito della parità numerica e delle diversità: si invitano i competenti, punto. Bianchi molto amareggiato che qualcuno sghignazzi dello scivolone avvenuto, per così dire, sull’uscio della sua casa mentale e culturale. Forse basterebbe riconoscere che è l’eccesso di retorica a esporre al rischio del ridicolo.
Ma c’è un altro aspetto che rende ancor più significativo, e stavolta fastidioso, il tutto. E non è colpa di “Propaganda”. E’ che per vicende come questa altri maschi sono stati scorticati. Qualche mese fa Michele Serra si mise in ginocchio sui ceci per aver distrattamente accettato di partecipare a un festival il cui panel risultò maschilista. Invece per Zoro e i suoi sono piovute più che altro critiche alla denunciante: è lei a non aver capito. Che sia donna, competente, palestinese, stavolta non conta. Bianchi ha ammesso che ormai cerca di usare il meno possibile i social, terreno minato. Ha molta ragione, in questo. Se possiamo un ultimo consiglio inutile: sono anche il luogo dove tutte queste scemenze nascono e vengono amplificate e incattivite. Luoghi in cui basta poco per passare da profeta in patria a solito maschilista.