contro mastro ciliegia
I cinque minuti di Patrick Zaki
La prima udienza del processo dopo 19 mesi di prigione fuori di ogni logica e di ogni legalità
Ammanettato nella gabbia degli imputati, manco fosse un maxiprocesso per terroristi o narcotrafficanti. Un dolore inflittivo gratuito e infinito, anche se è durato solo cinque minuti. I cinque minuti che è durata, altro insulto inutilmente inflitto, la prima udienza del processo a Patrick Zaki, dopo 19 mesi di prigione fuori di ogni logica e di ogni legalità. In un’aula di tribunale della città egiziana di Mansura. Cinque minuti in cui Zaki ha però potuto prendere la parola, e ha fatto in tempo a dire la cosa più sconcertante, più drammatica, che un detenuto in manette dentro a una gabbia possa dire: sono stato detenuto troppo a lungo, in ragione dei reati che mi contestate. Ma almeno ora tutto il mondo sa che le accuse che hanno causato la sua detenzione fuori giustizia non sono quelle gravissime – se in questo caso la gravità non fosse una farsa – come “rovesciamento del regime” e “crimine terroristico”. No, Patrick Zaki è accusato di aver diffuso “notizie false dentro e fuori il paese”. Nella fattispecie, un singolo articolo, su un sito web, in cui raccontava la condizione di pericolo in cui vivono i cristiani copti. Dio mio.
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