contro mastro ciliegia

Jo Squillo e don Matteo, santi subito

Maurizio Crippa

Lei si è presentata coperta da un niqab al "Grande fratello Vip", dicendo: in solidarietà con le donne afghane. Brava, nessuno l'aveva fatto. Terence Hill ha girato l'ultimo episodio (250) dopo vent'anni in cui è stato l'unico prete italiano a parlare di Vangelo in tv. Miracoli in vestito nero

Che la tivù sia il ricettacolo di ogni schifezza è un pregiudizio che dovremmo evitare di avere, anche a rischio di dover trangugiare pure Scanzi e la Gruber. Ci sono ad esempio meravigliose presenze, donne che lo spettacolo lo sanno creare, e soprattutto farci transitare un’idea, lucidandola di bellezza. Come Jo Squillo, che si è infilata nella casa del “Grande Fratello Vip”, il lavoro è lavoro, ma l’altra sera s’è presentata in diretta coperta da un niqab, lasciando scoperti solo gli occhi: in segno di solidarietà con le donne afghane. Per qualcuno una boutade, ma invece il messaggio è passato, ed è passato forte: nessun’altra in tivù ci aveva pensato. (E premio calembour d’oro a Signorini, quando le ha detto: “Ora però rivestiti”).

  

Un altro bravo che ha saputo ben trafficare con un costume nero è Terence Hill. Ieri ha girato l’ultima scena della sua vita di “Don Matteo”, dopo 250 episodi in vent’anni di successi. E il miracolo non è aver tenuto in piedi due decenni di prime serate Rai. È che per vent’anni è stato l’unico vero interprete di quello che qualcuno chiamava “l’eccezionalismo italiano”, il fatto (assai strano) che l’Italia sia ancora un paese moderatamente cattolico. L’unico prete a insegnare il Vangelo da uno schermo agli italiani che in chiesa non vanno più. Jo e il don, due miracoli di libertà, in abito nero.

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"