contro mastro ciliegia
La Spigolatrice di Sapri era 'na zoccola
Nella polemica sulla statua ispirata alla celebre poesia manca il senso del ridicolo. Ma la protagonista dei più brutti versi del Risorgimento era già rappresentata così: una specie di pin-up da Poveri ma belli. Lo scultore ha rappresentato la Bersagliera di Pane amore e fantasia. Che c'entra il sessismo?
Capite anche voi che se fosse per il senso del ridicolo di politici e giornalisti italiani (stavolta preponderanza femminile, ma niente schwa), per l’addio di Angela Merkel staremmo ancora alla “c… inc…” di berlusconiana memoria. E non per colpa del Cav. Meritava una statua siffatta, la Spigolatrice di Sapri? Posto che non meritava nessuna statua, in quanto protagonista involontaria di una delle poesie più brutte della letteratura universale, diciamola tutta: sì, la meritava. Perché la Spigolatrice l’aveva forgiata così già lo sciagurato Mercantini: una pin-up da Poveri ma belli. Ve la immaginate, una contadina cilentana di metà 800 che apostrofa sfacciata un bel maschio manco stesse su Tinder? “Mi feci ardita, e, presol per la mano, / gli chiesi: ‘Dove vai, bel capitano?’”.
Se sessismo c’è, cercatelo là (e magari non in Sicilia, dove la sventurata Cirinnà riesce a geolocalizzare Sapri). Emanuele Stifano non ha fatto una statua alla contadina, ma alla sua idealizzazione: la Bersagliera di Pane amore e fantasia. Del resto, lì vicino, lo scultore ha eretto una statua anche a Palinuro, il nocchiero di Enea: e l’ha fatto discinto e ben tornito come un toyboy. Scandali? Come avrebbero detto i tifosi del Napoli, quando non c’era il pol. corr.: la Spigolatrice di Sapri? Era ’na zoccola.