contro mastro ciliegia
Berlinguer in Transatlantico
Ha riaperto il "corridoio dei passi perduti". Dove politici più o meno di talento di tre Repubbliche hanno dimostrato, spesso con gran godimento, che la politica è “sangue e merda". Eppure, l'unico a meritarsi l'appellativo secco di "magnifico" è il segretario del Pci. Perché? In fondo era noioso come un monaco
Riapriva lunedì, giorno di vacanza come il giovedì delle cameriere, e dunque vuoto, il Transatlantico. Dopo 17 mesi di Covid. Quale migliore occasione – il vuoto, i “passi perduti” – per rinnovare il ricordo “di memorabili e altissime battaglie politiche, di intrighi sublimi e volgari intrallazzi”?
Lo hanno fatto in molti, tra i più godibili Fabrizio Roncone del Corriere, a spasso tra “fantasmi in dissolvenza”. Ci sono tutti. Craxi per forza “burbero”, Martelli “giovane, bello, rampante, brillante” (si sente lo sfottò). Bossi che non controlla i congiuntivi, Pannella con Cicciolina, icona un po’ frusta.
Poi, d’un tratto, c’è “Enrico Berlinguer. Meraviglioso”. Basta la parola. E questo involontario, inconsapevole incespicare sul Mito è davvero godibile.
“Meraviglioso”. Perché? In quella canea eterna che è il Transatlantico, Berlinguer è transitato come un monaco, la nemesi stessa del Gran Salone. Diciamolo pure: noioso. Eppure, “meraviglioso” è la parola che rivela un pregiudizio incrostato come una tubatura vecchia. Serve a dire che gli altri sono sangue e merda, se va bene. Berlinguer, che Scalfari nei suoi ricordi diede per morto prima di Moro, ma nessuno lo corresse: tanto è un mito. Meraviglioso.
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