Contro mastro ciliegia
Simon e Christian, destini e crociati
Cento e settantatrè giorni fa Kjaer salvò la vita a Eriksen in una partita della Nazionale della Danimarca. Ieri Eriksen è tornato ad allenarsi, Kjaer invece si è fermato per un lungo incidente al ginocchio. E forse avrà pensato ai prati verdi di Danimarca, dove il suo amico è tornato a correre
Non sapremmo dire se è stata la mano di Dio, di certo il destino certe volte ci va con la mano pesante. Qualcuno resta ferito da tanta irruenza inattesa, noi della razza che sta seduta in tribuna possiamo solo guardare, commossi o attoniti. Cento e settantatré giorni fa Simon Kjaer, talentuoso e coraggioso difensore del Milan, indossava la fascia di capitano della Danimarca al Parken Stadium di Copenaghen, e salvò la vita, letteralmente afferrandogliela per la lingua, al suo compagno di squadra Christian Eriksen. Schierò con prontezza di ufficiale medico i suoi giocatori a far scudo alle telecamere, abbracciò la compagna di Christian, corsa in campo. Un uomo, un campione che per molti avrebbe meritato, solo per quel gesto, il Pallone d’oro. Ieri, cento e settantatré giorni dopo, i medici gli hanno detto che il suo legamento crociato lo ha tradito, sul campo. Dovrà operarsi per un lungo stop. Ieri, cento e settantatré giorni dopo, Eriksen è tornato per la prima volta su un campo di allenamento, quello dell’Odense Boldklub, la piccola squadra danese in cui è cresciuto, vicino a casa. Se potrà tornare a giocare ancora non si sa; se è vivo, è grazie al suo amico Simon. Che cento e settantatré giorni dopo forse ha pensato a Christian, e ai prati verdi di Danimarca.
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