contro mastro ciliegia
L'asta tosta del villino
Il famoso incazzoso rettore per stranieri può dormire sereno ancora un po'. Nessun matto, manco il re del Brunei, ha messo sul piatto 353 milioni per comprarsi il Il Casino di Villa Boncompagni Ludovisi. E non si capisce perché poi dovrebbe compralo Franceschini: è già italiano
L’incazzoso critico per stranieri di Siena potrà dormire ancora un po’ di notti tranquille, sentendosi ancora un tetto, e quale tetto, sulla testa. La prima sessione per la vendita del Casino Boncompagni Ludovisi di Roma è andata deserta. Nessuno, nemmeno Bill Gates, nemmeno il re del Brunei si è rivelato tanto pazzo da mettere sul piatto 353 milioni per comprasi l’ameno cottage, dove oggi vive una simpatica signora texana vedova del duca Nicolò, che è stata valutata 471 milioni. Così, almeno fino al 7 aprile, il Casino resterà al suo posto. Anzi, resterà lì anche poi, seppure cambiasse padrone. E ugualmente visitabile dal pubblico, invero pochino, che volesse deliziarsi del celeberrimo unico affresco del Caravaggio. Tutto come doveva andare, tanto che non si capisce perché mai abbiano organizzato una petizione online per chiedere al ministro della Cultura di “utilizzare i fondi del Pnrr” per comprare la villa: vi sembra logico, spendere i soldi del rilancio della cultura per una cosa che c’è già? Né si capisce perché Franceschini debba chiedere pareri, e stare ad aspettare, se l’asta andasse deserta, di poter fare una sua offerta, un po’ al ribasso, coi soldi nostri. Per far dormire bene i critici ansiosi?