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contro mastro ciliegia

Perché non riesco a gridare viva Kiyv?

Maurizio Crippa

Viva la libertà e la democrzia dell'Ucraina, certo. Ma l'occidente dei princìpi a geometria variabile, se secede il Kosovo va bene, se lo fa la Catalogna o il "Donbas" no, e il posizionamento dei missili che è solo un atto di forza, non di fraternità, non porta mai bene

"La Polonia non morirà finché noi vivremo” lo gridai a squarciagola, molti anni fa, in certune manifestazioni in favore di Solidarnosc ferita, ma non uccisa, dall’Orso Russo, nell’indifferenza della maggior parte degli italiani tale quale a quella di oggi per l’Ucraina (“Kiyv”, il “Donbas”, perché vale anche la testimonianza delle parole). Anni dopo, un po’ dopo l’89, pensai che erano stati gli squarciagola più fraintesi della mia giovinezza. Ma viva l’Ucraina, Kiyv e il Donbas, ovviamente. Però ogni volta, in questi pasticci, mi torna in mente la Catalogna. L’Ucraina indipendente è sovrana; ma mettiamo che i russofoni di quelle lande vogliano secedere, e pare lo abbiano già fatto. (Si dirà che non ci guadagnano in libertà, ma sono anche fatti loro).

 

L’occidente in punta di democrazia e diritti accettò festoso la secessione della Croazia, della Slovenia, e persino del Kosovo dopo una guerra farlocca della Nato e del festoso D’Alema. E difende (ma difenderà?) la libertà di Taiwan di restare divisa dall’orso cinese. La Nato? Quasi scoppiò la guerra mondiale quando l’Urss mise i missili a Cuba, a molta più distanza da Miami di quanto non sia l’Ucraina dalla Russia. È solo un dubbio, un prurito tra le scapole: fare una questione di princìpi non negoziabili della democrazia, quando è questione di valutazione o convenienza politica, e fare questione di confini quando è solo questione di dove piazzare i missili non porta mai bene, alla lunga. Fa parte della real-politica, certo. Ma niente per cui gridare a squarciagola.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"