contro mastro ciliegia
Svezia, Covid ed eutanasia
Tutti ci ricordiamo lo sgomento, l'orrore, che ci coglieva di fronte al sospetto che durante l'emergenza in certi ospedali o paesi si scegliesse chi curare e chi no. Oggi uno studio denuncia che nel paese scandinavo sia stata data morfina agli anziani invece che ossigeno. Nel silenzio, o nell'indifferenza, generale
Ieri nella ridente Lombardia l’opposizione del Pirellone stava processando la Giunta regionale per la disastrata gestione del Covid, parte prima. Tema: una strage annunciata, o giù di lì. Che siano morte troppe persone, si sa. E si sa che errori tragici ce ne sono stati in tutti i paesi. O non ci ricordiamo forse lo sgomento e l’orrore quando emersero, a più riprese, i sospetti che in certi casi si selezionasse chi curare e chi no? E’ successo? No, o almeno non risulta. Anche se la parola “scrematura”, riferita ai vecchi e ai fragili, si aggiunse al nostro vocabolario della paura. Ma una scelta volontaria, questo no. Sgomento e orrore ora però ritornano.
Uno studio di Nature condotto sulla gestione dell’epidemia da Sars-Cov2 in Svezia denuncia che in quel paese, dal welfare famoso e non scalcagnato come il nostro, il tasso di mortalità nel 2020 è stato dieci volte superiore rispetto alla Norvegia. Ma questo non vuol dire. Vuol dire qualcosa, invece, che fosse stata utilizzata la morfina al posto dell’ossigeno per molti anziani, una prassi che somiglia a un’eutanasia non richiesta che al principio di cura di soggetti fragili. Nell’indifferenza o connivenza quasi totale di politica e responsabili sanitari. Non sempre l’occidente è un posto bellissimo.