contro mastro ciliegia
Macron, il sociologo e la Sorbona
Alain Touraine, per il quale non vale la celebre regola di Berselli sugli intellettuali italiani, in una bella intervista a Cazzullo del Corriere regala risposte fulminanti, di quelle che fanno venire l'orticaria a sinistra. Ad esempio sulla Sorbona, sul perché Macron ha stravinto e sull'islam, il vero rischio francese
Non sapremmo dire se anche in Francia, almeno tra le classi avvedute, sia d’uso comune la celebre (da noi) tripartizione della vita degli intellettuali stabilita da Edmondo Berselli. È probabile di no. Però, a occhio, il rincoglionimento accademico – così facile da individuare nei suoi sintomi italiani per colpa dei talk e dei giornali – in Francia sembrerebbe malattia meno devastante.
Così che un venerando vegliardo della sociologia mondiale, il 97enne Alain Touraine, ha rilasciato una bella intervista ad Aldo Cazzullo in cui, oltre a spiegare a certi increduli italiani perché l’elitario Macron abbia stravinto contro la populista delle aree interne (“Le Pen ha fatto una campagna di sinistra… ma i francesi non sono idioti: sanno che è xenofoba”, e au revoir les enfants) regala un paio di deliziose risposte, di quelle che fanno venire l’orticaria a sinistra.
La prima, alla domanda sugli studenti della Sorbona che scrivevano “né con Macron né con Le Pen”, è fulminante: “La Sorbona è da sempre una pessima università. Era buona nel XIII secolo. L’ultimo studente che ha imparato qualcosa alla Sorbona è stato Dante” (scherzetto su un’antica querelle filologica), perché, mette in bocca a Picketty, “un tempo la sinistra era mossa dai militanti, oggi è gente dell’università”.
La seconda, che da vent’anni il rischio della rivolta sociale non viene dall’economia, “ma dalla religione. Che in Francia vuol dire islam”. Un’altra verità che i benpensanti non vogliono sentirsi dire.