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contro mastro ciliegia

Galere di Colombia

Maurizio Crippa

Le prigioni colombiane sono un buco nero, ma ne sappiamo qualcosa anche qua. Il presidente "ex guerrigliero" ha detto che sono luoghi "di vendetta e non di riabilitazione”. E anche questo lo sappiamo pure qui. Ma poi ci dimentichiamo

Se il buon giorno si vede dal mattino, o il sole dell’avvenire dalla prima alba che spunta, Gustavo Petro, il simpatico “ex guerrigliero” appena diventato nuovo presidente della Colombia dovrebbe preoccuparsi un pochino. Perché  la “storia nuova per la Colombia, per l’America latina, per il mondo” guarda lontano, ma nel frattempo la sfiga ci vede benissimo.

  

Pedro ha appena festeggiato “il giorno della vittoria del popolo”, non ha ancora fatto in tempo a mettersi a lavorare, e uno delle prime disgrazie è capitata in una prigione, un buco nero del paese più grande, purtroppo più grande, che nemmeno i buchi neri di casa nostra.

  

Un incendio durante una rivolta nel carcere nella città di Tuluá ha provocato la morte di 51 detenuti e un’altra trentina è  finita in ospedale. Pedro ha subito scritto che la Colombia ha sempre pensato al carcere come a un luogo “di vendetta e non di riabilitazione”, una storia che sappiamo anche noi, e bisogna ripensare tutta la politica carceraria da capo. E anche questo lo sappiamo pure noi. Solo che di solito ci dimentichiamo, dei dirittti che non ci tanfgono e delle cose che succedono dalle altre parti del mondo, a Tuluá come a Medilla. Però succedono.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"