contro mastro ciliegia
Viva il pirata Jovanotti
Ce l’hanno con lui, anche se non distrugge spiagge né fa il negriero con il suo Jova Beach Party. Chissà com’è. Ah, già: limitarsi a sanare l’abuso dei lavoratori in nero era poco, se c’è di mezzo Jova ognuno è autorizzato all’omelia
Partì da solo, ed era abbastanza. Il cappellaccio giusto, e tutto quanto il resto. Ma prima ancora che lo lasciassero suonare sulla sabbia di Lignano, con Morandi e Pezzali, i signori censori avevano già iniziato a fare buuhh. Neanche il cappellaccio avevano risparmiato. Memizzato fino alla noia, il cappello da pirata, persino da certuni professionisti dell’opinione autorizzata (cioè di sinistra). Ma se vai a giocare in spiaggia, e più che un giovanotto sei un eterno bambino, come ti vesti? Lo hanno persino perdonato a Johnny Depp, quello del processo patriarcale, ma a lui no. Non è neanche il Jova Beach Party in sé. E’ proprio lui, il Jovanotti, che non gli va. Chissà perché. E allora tutto quanto è sabbia da buttare negli occhi al ragazzo che non vuole invecchiare, al ragazzo fortunato ma che non ama le cause artefatte. Lo hanno accusato di disfare le spiagge peggio di uno tsunami alle Andamane, e pure di avere rovinato l’habitat al fratino eurasiatico (Charadrius alexandrinus) sulle sponde marchigiane (smentiti dal locale Wwf: qui il fratino non nidifica lo stesso, manco se viene Elisa a cantare sottovoce).
Adesso, invece, gli hanno dato del negriero (del resto, un commercio da pirati). Per una storia – la più normale, purtroppo la più banale in Italia e nei lavori estivi rivieraschi – di alcuni lavoratori in nero sul lido di Fermo. Ma limitarsi a punire l’odioso reato, a sanare l’abuso, era poco: se c’è di mezzo Jova ognuno è autorizzato all’omelia. Todos Fratoianni. “Lui, che in un suo famoso brano canta ‘Sono un ragazzo fortunato’, dovrebbe sapere bene che non tutti i ragazzi sono fortunati e che per molti di loro, qui in Italia, c’è solo un lavoro senza garanzie e senza dignità. Jovanotti ha perso un’occasione per parlare a tutti i suoi fan intestandosi davvero la lotta al lavoro nero”. Parole e musica di Bruno Giordano, capo dell’Ispettorato nazionale del lavoro al microfono aperto di Rep., la succursale elettorale del Bene. Giordano fa ovviamente un importantissimo lavoro. Ma che c’entra il ragazzo fortunato? Anche perché la cosa è andata così: 17 lavoratori non regolari, prontamente sanati: “Nel giro di 12 ore, dalla sera alla mattina, sono risultati a norma e infatti stanno ancora lavorando”. Ma con Jova non basta.
Così s’è scocciato e ha detto: “Il Jova Beach Party non mette in pericolo nessun ecosistema, le spiagge le riportiamo a un livello migliore di quello in cui le abbiamo trovate”. Ma soprattutto, tanto per farli incazzare: “Non è un ‘progetto greenwash’, parola che mi fa cagare perché è una parola finta, è un hashtag e gli hashtag sapete dove dovete metterveli. Voi econazisti che non siete altro continuate ad attirare attenzione su di voi usando la nostra forza, io vi dico che questo è un progetto fatto bene che tiene conto dell’ambiente”. Apriti cielo. E fa nulla che pure il Wwf abbia precisato che il Jova Party non è la calata dell’Orda d’oro, e che “tutte le spiagge interessate dai concerti, compresa quella di Fermo, si trovano in aree fortemente antropizzate dove, quindi, l’impatto delle attività antropiche è purtroppo già molto forte”. Il direttore della Lipu ha scritto: “Jovanotti non ha mai aperto un dialogo con le organizzazioni ambientaliste che contestano la sua scelta. Un grave errore, tattico e strategico”. Perché nel mondo delle masse critiche social e della chiacchiera, il problema non è se le dune siano state devastate, è non dialogare con la Lipu. Oppure, chissà, è proprio il cappello da pirata a innervosire. Troppo di destra? Allora aspettate di vedere quando Morgan (altro nome da pirata, ohibò) farà il ministro di Meloni, con che cappelli vi sistemerà.