Contro mastro ciliegia
La Rep. delle fissazioni
A cinque giorni dal voto, ancora non si vedono Balilla in giro e Anschluss di Capalbio. Così gli editorialisti di Largo Fochetti non sanno più come reggere l'allarme democratico. A pag. 40 due articoli uguali su Meloni, e soprattutto Serra, che si ricopia l'Amaca su Calenda, quella che aveva fatto tanto ridere. Statue di sale, ma antifà
La fissazione è peggio della malattia, variazioni sul tema. A cinque giorni dal voto, senza che ancora si siano visti Balilla in giro a manganellare le vecchiette, e senza che ancora la Garbatella abbia effettuato l’Anschluss dell’Ultima spiaggia di Capalbio, a Rep. non sanno più che fare, né di che allarmarsi, dalla disperazione hanno riesumato pure Rula Jebreal in versione “come ti sputazzo la fascista”. Ma la fissazione, appunto.
Si zampetta allegri tra un menagramo “Covid è già effetto scuola” e un “La sinistra e le parole da ritrovare” da toccarsi gli zebedei, fino a pagina 40, dove fioccano le firme che contano. E niente, quinto giorno: se i nativi digitali sapessero ancora che cos’è un disco rotto, diremmo che sono più rotti di un disco da domenica notte. C’è Francesco Manacorda, “La fiamma che brucia i sogni”, già letto ad agosto. E c’è Stefano Bartezzaghi nella settantesima variazione su: “Il fascismo dissimulato”. Ma fissato più fissato di tutti, quasi un’amaca di sale, c’è Michele Serra. Depressione o calo di ispirazione, può capitare, ricopia tale e quale il corsivo dell’altro giorno, uh che ridere, contro Calenda e Renzi, “gli sconfitti”. Invece a pag. 40 di Rep. tutti bene. Sembrano quasi vivi, parlandone da fissati.