contro mastro ciliegia
La Spagna e l'orgia del portiere
Il Mondiale è bellissimo, a parte certe partite, eppure nessuno parla di calcio e tutti parlano di sesso. Possibile? Ora ci si mette anche Luis Enrique a inventare una regola più scema del recupero da un quarto d'ora: “Non mi dispiace che i giocatori facciano sesso, ma traccio un limite per le orge”. Ma che senso ha?
I Mondiali vanno benone, lo spettacolo è affascinante e bellissimi davvero anche gli stadi. Certo, la partita alle 11 di mattina è peggio di vedere Formigli che fa il ganassa con Soumahoro. E bisogna ammettere lche l’Olanda o l’Uruguay farebbero crollare la libido anche ai quindicenni. Sarà per questo che in Qatar nessuno parla di calcio e tutti parlano di sesso? Ciò che una volta era rissa e spasmo sui calci di rigore ora è nenia infinita sui diritti Lgbtq e le fascette. Così arriva l’immancabile intervista su sesso e calciatori, tema già vecchio ai tempi di Crujiff, e ogni volta la replica è peggio. Qui s’è caduti sul ct della Spagna, Luis Enrique, non proprio un sex symbol. Non sapendo come cavarsela, la butta sul creativo, un vero colpo di genio: “Non mi dispiace che i giocatori facciano sesso, ma traccio un limite per le orge”. Che senso ha? E’ un limite da tartufo o da sacrestia, come quando Clinton diceva che non s’era mai drogato perché non aspirava, e con la ragazza non era stato sesso perché aveva aspirato solo lei. Ma ad ogni buon conto, in un Mondiale in cui i funzionari del Qatar hanno calpestato la bandiera dello stato di Pernambuco scambiandola per una bandiera arcobaleno, forse ha ragione Luis Enrique: occhio a non fare casino.