contro mastro ciliegia
Benzinai, scioperi e poesia
È deprimente che tre soldi di accise siano diventati un dibatto filosofico. Giusto lo sciopero dei benzinai, indetto “per porre fine a questa ondata di fango contro una categoria di onesti lavoratori". Una dignità d'altri tempi, come in certi quadri di Hopper
Non so niente di accise e il solo fatto che tre centesimi sulla benzina si siano trasformati in categorie critiche della ragion pura, nemmeno pratica, mi sgomenta. E poi le pompe di benzina mi hanno sempre affascinato (detto con pardon, caro Bersani), luoghi appesi al nulla come quadri di Hopper. Così sono molto favorevole, per una volta, allo sciopero indetto dai benzinai “per porre fine a questa ondata di fango contro una categoria di onesti lavoratori e cercare di ristabilire la verità”. Per una volta non gente in cerca di quattrini ma che difende la propria dignità, e si fotta chi paragona lo strike a una minaccia alla democrazia, manco fossero i camionisti contro Allende. Ci vedo delle buone ragioni – il governo fa pasticci e poi addita all’odio i presunti affamatori dell’automobilista – senza contare che, se anziché benzinai fossero stati professori o autisti del tram, invece di un cretinissimo sciopero infrasettimanale organizzavano una confortevole protesta nel weekend. Ci vedo addirittura della poesia, come in una vecchia canzone di Vecchioni: “E lui con la pompa in mano e con il tappo nel guanto / come stesse nel mondo a dar benzina soltanto / mi guardava stupito chiedendomi: quanto?”.