Ansa

Contro mastro ciliegia

I neolibberisti e The last of us

Maurizio Crippa

La paura della fine del mondo ha un misuratore migliore delle serie tv: è l'Orologio dell'Apocalisse, creato nel 1947 per metterci in allarme sul rischio di catastrofe atomica. Quest'anno mancano 90 secondi. Però sorpresa: gli anni più sicuri per il pianeta furono i Novanta: quando trionfavano i "neolibberisti". Ditelo al Pd, che si rilassino

Si capisce dal primo episodio (un po’ boring: venti minuti per entrare in argomento, Fuga da New York ce ne metteva tre) che The last of us (la serie, il videogioco va da sé) piace tantissimo alle generazioni più giovani: quelle che, se esistesse ancora la psicologia del profondo invece degli algoritmi, sono le più preoccupate per le catastrofi, le pandemie, il mondo post climatico. A chi ha attraversato senza troppi traumi la Guerra fredda e la Summer of Love frega decisamente meno. E, più che l’età, è una certa assuefazione (boring) alle “fini di mondo” troppo annunciate. Così fa un po’ sorridere l’allarme, quasi fosse una novità, per l’annuale comunicazione di come stanno messe le lancette dell’Orologio dell’Apocalisse, la misurazione  ideata nel 1947 dagli scienziati del Bulletin of the Atomic Scientists per renderci edotti su quanto manca, in base ai complessi calcoli e ipotesi, alla “mezzanotte”, la fine. All’inizio, le lancette erano state poste alle 23 e 53, e si calcolava solo il rischio nucleare. Ma da quando sono stati inseriti altri fattori, tipo il climate change, la situazione è peggiorata. Quest’anno siamo a un minuto e trenta dalla fine. I momenti di maggior lontananza dalla catastrofe furono negli Anni ’90, quando trionfava il “neolibberismo”. Ditelo a quelli del Pd, che si rilassino un po’. 

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"