Contro mastro ciliegia
Francesco se ne va in Africa
Bergoglio è contento quando visita altri mondi dove i cristiani crescono e vivranno, così si lascia alle spalle un'Europa scristianizzata di cui non si sa perché dovrebbe preoccuparsi. Aveva già detto tutto il defunto Emerito. Se ne farà una ragione persino Galli della Loggia
Sommessamente ci si permette di suggerire, attingendo un po’ di realpolitik, che prima di vedere il famoso Papa africano sarebbe bello vedere un artista cattolico africano che scrive una Divina Commedia africana, o un pittore africano che dipinge una Sistina nel cuore del continente. Non per altro, ma un po’ di uso di mondo, dovendo governare con sguardo universale, serve eccome. Ma si capisce benissimo perché Papa Francesco sia felice e contento, quando invece di stare tra gli impicci di Roma può andarsene in Africa o in altri mondi, e arrivato a Kinshasa tuoni “giù le mani dall’Africa”, e chissà se pensava ai colonialisti cinesi. Perché è lì, in Africa (e anche in Cina: ricordarselo) che i cattolici oggi vivono, crescono e vivranno. Non in Europa. Nell’Europa pienamente – felicemente non si sa, ma non sono fatti nostri – scristianizzata. Ieri, un’altra volta ancora, c’era sul Corriere una papiressa di Galli della Loggia a lamentare lo sfacelo di una chiesa (cattolica) che ha smesso da tempo di occuparsi del Vecchio occidente e dei suo destini, “eppure qui e non altrove sono le radici della chiesa e della sua identità”. Il che non era verissimo nemmeno quando c’era la Christianitas cosiddetta. Bergoglio va, dell’Europa aveva già detto tutto il defunto emerito.