Contro mastro ciliegia
Musica e non gogna
C'è un'inchiesta al Conservatorio di Milano, presunte mazzette chieste dai prof per gli esami di ammissione. Ma stavolta (per ora) i nomi di indagati e perquisiti non vengono fatti: la musica è garantista
Siamo proprio contenti, è musica per le nostre orecchie garantiste, di una svolta stilistico-deontologica che la cronaca giudiziaria sembra aver compiuto – per ora siamo al rito ambrosiano, si indaga attorno all’augusto Conservatorio Giuseppe Verdi. Da qualche giorno rimbalza un’inchiesta per accertare se alcuni professori (sette attenzionati, tre indagati, a due hanno trovato “contanti in casa”) abbiano ricevuto mazzette dagli studenti per facilitare gli esami d’ammissione. Non ci fa contenti la presunta corruzione, ovvio (anche se ne abbiamo visti di scandali che poi non lo erano), bensì il fatto che i nomi degli indagati al momento non siano stati fatti, né gettati alla gogna mediatica. Stavolta è tutto un inseguirsi di “l’assistito dell’avvocato”, “l’abitazione di un altro docente”. Di un politico si sa sempre prima il nome che nemmeno il reato (anche i professori sono pubblici ufficiali); delle allenatrici che maltrattavano le ginnaste sovrappeso ci è stata raccontata anche la taglia della tuta. Qui niente. Sarà per rispetto al castigamatti melomane Francesco Borrelli, che del Verdi fu presidente, ma che altrettanto rispetto per gli indagati non ebbe mai. Sarà che la musica colta gode di un’aura migliore della ginnastica, sarà che pm e cronisti si sono messi a seguire le regole, ma la musica è finalmente bella.