Contro mastro ciliegia
Le “politiche razzializzanti” di Soumahoro, sociologia ideologica e improbabilie
Avevamo smesso di occuparci della sua breve promessa ai tempi del "diritto al lusso" e altri pasticci. Ora è tornato con le accuse al decreto Cutro: parole decostruite e scemenze varie
Avevamo smesso da tempo di interessarci a vita, idee e attività politica di Aboubakar Soumahoro, oggi calderonista del Gruppo misto. Avevamo smesso da quando, dopo un breve periodo in cui aveva dato l’impressione di potersi prendere la scena antagonista alla destra che aveva stravinto le elezioni – l’arrivo in Parlamento con gli stivali di gomma il punto più alto dell’avventura – era finito a occuparsi di cattive politiche e beghe famigliari come nemmeno un deputato berlusconiano dei tempi d’oro, e s’era affannato a mettere ordine in quantomeno rivedibili attività socioeconomiche. S’era intorcinato in spiegazioni e autodifese, fino allo zenit dell’implausibile “diritto al lusso”. Lì c’eravamo fermati, per noia.
Ora però, il deputato Soumahoro ha richiamato nuovamente l’attenzione. Durante il dibattito sul “decreto Cutro”, se n’è uscito accusando il governo di perseguire “politiche razzializzanti”. Sul decreto, poteva accusare il governo di qualsiasi cosa. E avrebbe avuto magari ragione. Ma razzializzanti è parola eccessivamente decostruita attraverso cui le teorie sociologiche e linguistiche credono di esorcizzare “pratiche discorsive” che servirebbero appositamente a creare razzismo istituzionale. Insomma, una scemenza. Meglio il diritto al lusso.