contro mastro ciliegia
L'arma per la fine del Gismondo
La teoria del compolotto della virologa rubrichista di Travaglio: la pandemia è finita, ma "no ai colpi di spugna". Quali? "Omissioni gravissime", pericoli vaccinali e "responsabilità altissime". Alla parola "maistream", indice di ogni scemenza, abbiamo chiuso. Però, è possibile che tutti i complottisti finiscano nello stesso posto?
Avevamo smesso da molto tempo anche di interessarci a Maria Rita Gismondo, virologa del Sacco, una delle più solerti a sbarcare nel festival delle opinioni nel tremendo periodo in cui nessuno sapeva nulla, e soltanto i più bravi evitavano di sparare la qualunque. Lei, all’inizio, la sparò: “A me sembra una follia. Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale”.
Ci prese gusto, cavalcò l’enigma delle “autopsie vietate”, vellicò la voglia di complotto dei suoi lettori (eh sì, la solerte sbarcò subito al Fatto). Tipo: come mai Bill Gates la sapeva così lunga? A saperlo. Anche basta. Ma ieri cade l’occhio sulla sua rubrica e su un titolo sbalorditivo: “Fine pandemia sì, colpi di spugna no”. Ohibò, quali? Ecco la prosa: “La gente ha pagato un prezzo troppo alto. Stanno venendo alla luce documenti agghiaccianti, prove di omissioni gravissime”. “Non sono stati fatti studi sugli effetti collaterali dei vaccini”. “Le responsabilità sono a livello molto alto, istituzionale”. “Un’altra verità al di là del mainstream”.
Alla parola mainstream, indice inequivocabile di idiozia, abbiamo chiuso. Però è notevole che, alla fine, tutte le stronzate da complotto, la guerra della Nato, la trattativa, il novaxismo della Gismondo, finiscano tutte nello stesso posto.