contro mastro ciliegia
Il Boss Bruce Springsteen nell'alluvione
Il 28 giugno 2003 cantò a San Siro sotto il diluvio, e scese nel prato allagato per essere più empatico col suo popolo. Ora è atteso a Ferrara, tutto intorno è morte e allagamento e dolore. Che farà il Boss, con la sua empatia?
Il mio primo concerto del Boss fu quello del 28 giugno del 2003 a San Siro, vent’anni fa, il gran ritorno dopo quello leggendario del 1985. Il Boss iniziò a suonare, dal cielo iniziò a diluviare. Il mitico “catino” diventò una piscina, noi in piedi sul prato con l’acqua letteralmente sopra le caviglie. Nessuno se ne andò, nessuno smise di cantare. E ovviamente non smise Bruce Springsteen di suonare e saltare. Anzi a un certo punto, con quell’empatia totale che ne fa un artista unico, con la chitarra elettrica a tracolla scese dal palco, i piedi nell’acqua alta del prato, roba che tutti pensammo per un attimo alla scossa in arrivo. Cantò “Who’ll stop the rain?”, cantò altre canzoni mentre la pioggia non si fermava. Fu vent’anni fa, e lì a San Siro non c’erano alluvioni né morti. Oggi Bruce Springsteen dovrebbe cantare a Ferrara, per 50 mila del suo popolo. Ferrara non è allagata, il Parco dove si svolgerà il concerto viene garantito in sicurezza. Ma come ci arriveranno, se ci arriveranno, e con quale animo poi, i 50 mila fan? E lui, che ieri era a Bologna ma non si sa quanto informato degli eventi, cosa farà? E’ un grande artista, il Boss, e l’empatia con il luogo in cui è e in cui canta è tutto per lui: davvero the show must go on? Anche questa volta lui lo saprà.