contro mastro ciliegia
Non annunziavano addii
Le bizzare motivazioni delle dimissioni di Lucia Annunziata, che pretende di sindacare sul suo editore, e le scemenze di Zan sulle liste di proscrizione che non ci sono. È stata direttora al Tg3 e presindete Rai: il peso della politica non c'era?
Ognuno decide per sé e del proprio lavoro, e poter scegliere tempi e modi dell’uscita di scena (provvisoria, ça va sans dire) è un meritato privilegio. Però leggere le motivazioni addotte da Lucia Annunziata per dire addio alla Rai e al suo programma quasi ventennale lascia, diciamo così, per fairplay, perplessi: “Arrivo a questa scelta senza nessuna lamentela personale… Vi arrivo perché non condivido nulla dell’operato dell’attuale governo, né sui contenuti, né sui metodi. In particolare non condivido le modalità dell’intervento sulla Rai”.
Solitamente un professionista che abbia un contratto con un’azienda non si permette, e non sta a perdere tempo, di sindacare quello che l’azienda e il suo azionista di riferimento (Annunziata sa bene chi sia, perché il conduttore è un fingitore, direbbe Pessoa) decide di fare. In ogni caso non è una cacciata, checché ne riesca a ciarlare l’ineffabile senatore Zan: “Dopo Fazio, anche le dimissioni di Annunziata confermano il clima da liste di proscrizione in Rai. La destra usa il potere come arma di imposizione politica e culturale”.
Annunziata della Rai è stata presidente, del Tg3 direttora: tra una lottizzazione e l’altra della parte sua, che ha condiviso oppure ignorato. Ce n’erano a iosa di occasioni per annunziare l’addio.