Contro mastro ciliegia
Leggere e leggeremo! Sangiuliano si fa cucinare da Cucciari
“Non li ha letti?”. “Sì lì ho letti, perché li ho votati, però voglio approfondire”. Il mistero buffo del ministro della Cultura al Premio Strega pone una domanda: perché un ministro si presta a tutto questo?
Inutile nascondere pure noi un attimo di incertezza, come Geppi Cucciari nello scendere i gradini del ninfeo di Villa Giulia per spaesarsi tra i tavoli di destra e di sinistra. Prima di iniziare, c’è l’imbarazzo delle premesse. La “premessite” si chiamava un tempo, quando pur senza paventare, ingenui, un futuro d’italianità sangiulianesca si cercava di trovare un termine acconcio nell’idioma natio. Poi siamo stati travolti dai disclaimer, il cave canem di libri e serie tv per un pubblico di poco spirito; finché ogni buonsenso è stato travolto dai trigger warning (spesso “tw” + parola chiave dell’argomento da scansare come la peste – e in questo caso sarebbe tw + Premio Strega). Insomma tocca, stavolta, sventolare il trigger warning acciocché nessuno si senta offeso se si dovrà parlare dalla caciaronissima, annuale serata RaiUno-spazio dell’accesso dedicata al ceto medio riflessivo, che solo la verve magnifica di Geppi Cucciari ha saputo tenere a galla, senza che sprofondasse in un meltin’ pot di scolarizzazione di massa e uffici stampa. E nessuno si senta indignato neppure se si dirà che i Nastri d’argento sono quasi meglio.
Ma soprattutto si ritenga triggerato, e passi oltre, il ministro Sangiuliano, commander in chief della cultura, ché della sua epifania in quella versione letterata ed editoriale del romano generone si dovrà parlare, narrare. Non è colpa di nessuno se seguendo l’incerto incedere di Cucciari tra i tavoli viene da chiedersi – a nome di tutti quelli che avrebbero preferito un trigger warning in tempo per cambiare canale – perché mai il commander in chief della cultura, l’uomo che regna al Collegio romano là dove posarono le fronti pesanti di alti pensieri Spadolini e Veltroni e persino Sandro Bondi, anziché occuparsi di aprire musei si debba esporre a un tale massacro, per vanitas o eccesso di presenzialismo, o masochisticamente per offrire a Giorgia Meloni un motivo in più di riflessione. Insomma perché Gennaro Sangiuliano si debba esporre, in quella specie di festa paesana del libro, a una figura brutta evitabile, a farsi perculare come non ci fosse un domani da una scafatissima acrobata del perculo come Geppi Cucciari. La quale inizia piano, affinché il ministro abbassi la guardia e il tovagliolo: complimenti per l’iniziativa dei musei gratis. Lui già s’intorcina, provando un passo più istituzionale. Lei: “Non ho capito, ma poi la risentirò col Canta tu”. E complimenti per la bella iniziativa “Se leggi sei forte”, è sua, no? Lì il ministro inizia a ingoiare l’amo, prima di passare alla lenza.
Ultimi libri letti? Ce l’ho! “Confessioni d'una maschera di Mishima”. E quello che ha cambiato la sua vita? Ce l’ho! “Il tramonto dell’occidente di Oswald Spengler”. Che a dirla tutta, cara Geppi, in effetti è meglio di leggersi i Buchi bianchi di ciabattone Rovelli; ma è come mettere tra i denti sorridenti di Cucciari il boccone sugoso: “Grazie perché ha dato anche un segno di speranza al paese”. A questo punto sarebbe ora di staccare, ma il ministro non ce la fa a lasciare la scena. Diamine, in questo giardinone arredato che manco i divani del Dopofestival il padrone di casa è lui. Quello che dà le carte. E allora non si perita di evitare la breve concione, luogo dello scivolone di ogni ministro delle destre, Meloni inclusa, ogni volta che ne abbiano il destro. “Vuole dire ancora qualcosa, io non le toglierei mai il microfono”, gli fa la perfida. “Vorrei dire di leggere che è una cosa molto bella che ti fa vivere dei momenti esistenziali”, s’infiamma. Che è come andare al ristorante a Fiumicino e dire che non c’è niente di più gustoso del pesce mangiato al mare. Ma lei lo lascia dire e lui, dopo la lenza, si tuffa mani e piedi nel padellone della gran frittata. Perché Sangiuliano non rinuncia all’occasione di essere letterato tra letterati, critico tra i critici, giurato tra i giurati: “Ho ascoltato le storie che sono espresse in questi libri che sono finalisti. Sono tutte storie che ti fanno pensare e riflettere”. Dunque, olè: “Ecco, proverò a leggerli”. Geppi Cucciari aveva negli occhi un lampo che nemmeno avesse trovato in diretta un inedito di Montale. “Ah non…”. “Non…”. “Non li ha letti?”. “Sì lì ho letti, perché li ho votati, però voglio approfondire”. Ghigliottina: “Cioè oltre la copertina… dentro”. La gag che aveva aperto la diretta Rai col finto discorso di Mattarella sul valore dei libri (“tuttavia i lettori sono 15, ed è una stima per eccesso”) è niente rispetto al ministro che riesce nell’arte di farsi infilzare. Perché un ministro debba darsi disponibile, non si sa. Quando bastava tener ben stretta la cravatta nonostante il caldo e limitarsi a benedire la festa di paese. O sarebbe bastato imparare dalla vecchia cara politica e ricordarsi di Arnaldo Forlani, che qui salutiamo, quando con ironia diceva: “Potrei parlare per ore intere senza dire assolutamente niente”. Invece, pretendendo di dire e voler dire, è finito inficiato da Geppi Cucciari, nemmeno per cattiveria ma per bravura a tener su lo spettacolo, anche se il copione è scadente. And the winner is…