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contro mastro ciliegia

Kevin Spacey e gli ignavi. Al prossimo caso Tortora, non fatevi vedere

Maurizio Crippa

Chi ha senso di giustizia sa cosa pensare della vicenda. Ma le tricoteuse che per anni hanno messo al patibolo un presunto (ora provato) innocente nemmeno davanti alla sentenza hanno avuto la dignità di riconoscere gli errori

Di Re Lear Kevin Spacey, chi conservi la capacità di intendere la giustizia e la tragedia s’è già fatto l’unica opinione possibile. Al contrario, il circo delle tricoteuse che per anni hanno messo al patibolo un presunto (ora provato) innocente in base a sole accuse e ai propri pregiudizi ipocriti, ha dimostrato ieri mattina, ma non c’erano dubbi, di non intendere né giustizia né tragedia. Né innocenza. Rep. ha piazzato in prima pagina un commento demenziale sotto ogni profilo di diritto, la cui tesi è che era meglio condannare l’innocente pur di tenere il punto del #MeToo. La Stampa ha inguattato a pag. 19 un articolo a denti digrignanti per la condanna mancata, il cui senso è: però c’erano tante accuse. Idem il Corriere, rifugiatosi con i denti alla sezione spettacoli, ma con l’aggravate del cinismo candido di Gramellini, che ha ostentato la sua passata “viltà” su Spacey come fosse un vanto. Sottile. (Ma le accuse smentite in processo diventano calunnia).

Ammettere, o anche solo ricordare, anni di porcate mediatiche è impossibile per costoro. Dopo l’assoluzione in America, il commentatore legale della CNN scrisse che il verdetto dimostrava che “una giuria può prescindere dal rumore mediatico attorno a una celebrità”. Al prossimo caso Tortora, non fatevi vedere.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"