contro mastro ciliegia
Meglio Salvini di Stella
Al capo della lega "hanno detto" la scemenza dei motori elettrici che si incendiano, e lui l'ha rilanciata. Ma il profeta della Casta ha fatto di peggio, rilanciando il forte del populismo: l’illazione
L’algoritmo è infallibile: quando serve infilare una dose di populismo nel ventilatore, il Corrierone richiama l’inossidabile Gian Antonio Stella. Dal congelatore al microonde, la lasagna-lagna della colpa è servita. Salvini ha messo in orbita la stupidaggine sui motori elettrici, ma è pur sempre meglio di quella sulla Casta dei guardrail. A Salvini “gliel’hanno detto” (di certo non un meccanico della riviera del Brenta), e qualcuno che andasse dietro alla leggenda delle batterie che s’incendiano come cerini vuoi che non lo trovasse, nelle redazioni del Brenta e più a sud? Poi però arriva Gian Antonio Stella, il celebre precursore a mezzo stampa di Beppe Grillo, chiamato a dar sostanza, o a mettere un tacòn, allo spencolante titolo del Corriere: “Bus, un buco nel guardrail”. Che l’autobus non sarebbe precipitato, senza quella interruzione che secondo le informazioni è un “varco” e non un “buco”, ancora i tecnici stanno valutando. Ma poiché la colpa viene prima dei fatti, ecco che senza sapere se per caso causa della sciagura sia stato un malore, il tema infiammabile del populismo diventa lo scaricabarile: “No tocava a mi, Te tocava a ti”. La stolida retorica del colpevole per prima cosa, con fondamento zeru come i tituli di Mourinho e i sillogismi di Grillo.
Il guardrail era troppo vetusto per non cedere? Forse.
Ma Stella rovista nell’archivio, e scopre che “già il 26 ottobre 2022 Gloria Bertasi aveva denunciato sul Corriere del Veneto che i piloni del cavalcavia che collega Venezia e l’imbocco della A4 erano ‘seriamente ammalorati’”. I piloni. Ma i piloni hanno forse ceduto? L’assessore comunale disse: “Evitiamo di rischiare che accada una tragedia come il ponte Morandi”. Dove però non fu il guardrail a cedere, forse si ricorda anche Stella. Ma non è il dettaglio che fa la canzone, è il ritornello: “Poi si sa come vanno queste cose. Passano i giorni, le settimane, i mesi…”. Stella è costretto a registrare la dichiarazione dell’assessore, “se anche ci fosse stato un triplo o un quadruplo guardrail non avrebbe tenuto lo sbandamento di un mezzo così pesante”. Sarà scaricabarile pure questo, no? Ma il forte del populismo è sempre l’illazione, che è un sillogismo zoppo: “Se il pullman coi turisti schiantatosi sotto il viadotto pesava davvero come si è letto 13 tonnellate… c’è da avere i brividi alla schiena. Su quel viadotto dalle due corsie strettissime, infatti, da almeno settant’anni sono passati sfiorandosi l’un l’altro migliaia di camion e autotreni da 16, 30 e perfino 38 tonnellate. Una realtà di rischi altissimi”. In settant’anni, non risulta che altri mezzi così pensanti, da “brividi nella schiena”, siano precipitati. Il che porterebbe a dire che il cavalcavia della Vampa, statisticamente, è invece piuttosto sicuro. Dire il contrario, è come prendere per buone le scemenze statistiche di Grillo, secondo cui se cambi spesso spazzolino alla fine invece del pesce ti mangi lo spazzolino. Ma in effetti, pensandoci bene: la logica dei due furboni è esattamente la stessa.
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