Contro mastro ciliegia
Il magnifico senso di Camila Giorgi per i fatti suoi
Se n'è andata senza salutare. Per questo "il pubblico" le sta dando una caccia assurdamente incattivita. Forse non è un suo diritto togliersi dalle vite degli altri senza avvisare? Ora sembra sia inseguita dal fisco: allora lasciate che ci pensi la Guardia di finanza. Voi non c'entrate
Giorni fa, quando qualche guardone social seguito a ruota da qualche giornale a corto di migliori idee aveva diffuso la allarmante (allarmante?) notizia (notizia?) che la tennista Camila Giorgi si era cancellata dall’albo dei tennisti professionisti ed era scomparsa dai radar senza dire nulla, ci era venuta la tentazione di urlare il nostro inutile ma disperato: ma che c…zo ve ne frega a voi? Ci siamo trattenuti perché di storie che nascono sceme e magari nascondono qualcosa di brutto se n’è viste troppe. Però, davvero: che importa alla gente se una tennista lascia il tennis senza avvertire? E chi dovrebbe avvertire? Non sono parenti. Il guardonismo sociale, per il quale una persona anche modestamente celebre avrebbe contratto con “loro” una sorta di obbligo alla trasparenza, ai fatti suoi messi al discount, è un male morale della nostra epoca. E tutti a ripubblicare ossessivamente le foto déshabillé di cui la giovane donna era generosa – quanto poco ci vuole a passare da libera a “eh ma qualcosa non andava” – e poi l’antidoping? Che dice l’antidoping? Niente. Ora sembra che la spiegazione è che Camila sia in fuga dall’Agenzia delle entrare. Brutta cosa, e la notiziabilità diventa persino plausibile. Ma a inseguirla lasciate che sia la Guardia di finanza, non l’orda di pistola a cui “non ce l’aveva detto”.