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Contro mastro ciliegia

Caro Lepore, manca un bandiera

Oggi la bandiera per difendere "la non violenza e la salvaguardia dei diritti umani” è permettere a Israele di non essere ributatto a mare

Maurizio Crippa

Il sindaco di Bologna è spinto da ottimi motivi, ma i simboli sono difficili da manovrare. Esporre dal Comune la bandiera palestinese dicendo “quando Israele si fermerà metteremo anche la loro”, è una grave forzatura. Nemmeno Hamas s'è mai fermata

Dal cambio di nome alle vie troppo patriottiche all’obbligo di velocità tartarughesca, non c’è dubbio che Matteo Lepore, sindaco di Bologna, sia vocato alle distopie immaginifiche. Non meraviglierebbe che toccasse a lui pure un giro di giostra sull’Instagram pacifista, All Eyes on Rafah, lui crede ai simboli. Solo che i simboli sono rischiosi da maneggiare. Ieri si è affacciato a una finestra di Palazzo D’Accursio e ha esposto una bandiera della Palestina. Un po’ più impegnativo che cliccare una storiella online. Lepore è un politico serio, non certo un nemico di Israele, non deve dimostrarlo ora. Stupisce, però, che un politico come lui cada in sgradevoli equivoci. Come dire: “Quando Israele si fermerà metteremo anche la loro”. Dimenticando, e questo è grave, che dal 7 ottobre non si sono fermati nemmeno i terroristi di Hamas. E ottemperando, certo inconsapevolmente, a una richiesta dell’Ucoii che pretende la bandiera palestinese esposta su ogni istituzione pubblica. Lepore legittimamente dice che il comune di Bologna “è storicamente schierato per la pace, la non violenza e la salvaguardia dei diritti umani”. Stupisce che non riconosca che oggi la bandiera per difendere quei principi è quella di un Israele sicuro di non essere ributtato a mare. 

 

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"