Contro mastro ciliegia
Caro Lepore, manca un bandiera
Oggi la bandiera per difendere "la non violenza e la salvaguardia dei diritti umani” è permettere a Israele di non essere ributatto a mare
Il sindaco di Bologna è spinto da ottimi motivi, ma i simboli sono difficili da manovrare. Esporre dal Comune la bandiera palestinese dicendo “quando Israele si fermerà metteremo anche la loro”, è una grave forzatura. Nemmeno Hamas s'è mai fermata
Dal cambio di nome alle vie troppo patriottiche all’obbligo di velocità tartarughesca, non c’è dubbio che Matteo Lepore, sindaco di Bologna, sia vocato alle distopie immaginifiche. Non meraviglierebbe che toccasse a lui pure un giro di giostra sull’Instagram pacifista, All Eyes on Rafah, lui crede ai simboli. Solo che i simboli sono rischiosi da maneggiare. Ieri si è affacciato a una finestra di Palazzo D’Accursio e ha esposto una bandiera della Palestina. Un po’ più impegnativo che cliccare una storiella online. Lepore è un politico serio, non certo un nemico di Israele, non deve dimostrarlo ora. Stupisce, però, che un politico come lui cada in sgradevoli equivoci. Come dire: “Quando Israele si fermerà metteremo anche la loro”. Dimenticando, e questo è grave, che dal 7 ottobre non si sono fermati nemmeno i terroristi di Hamas. E ottemperando, certo inconsapevolmente, a una richiesta dell’Ucoii che pretende la bandiera palestinese esposta su ogni istituzione pubblica. Lepore legittimamente dice che il comune di Bologna “è storicamente schierato per la pace, la non violenza e la salvaguardia dei diritti umani”. Stupisce che non riconosca che oggi la bandiera per difendere quei principi è quella di un Israele sicuro di non essere ributtato a mare.