contro mastro ciliegia
Giorgia e il cabarettista Vincenzo
Se ti trovi davanti De Luca, che a Meloni ha dato di "stronza", perché la premier non dovrebbe replicare a tono? Se volete fare le pulci a qualcuno occupatevi di Tarquinio
Già ci allappano i soliti preti della forma istituzionale, che fa comodo quando fa comodo, per il felice saluto della presidente del Consiglio, nel solito look da Gandalf: “Sono quella stronza della Meloni”. Del resto non andava bene ai chierici istituzionali, nemmeno quando diceva “sono Giorgia”. Speriamo che oggi qualche altro leader o candidat* ne dica un’altra, stappi un Crodino coi denti di Salvini o con il cervello di Calenda, altrimenti il tormenone “stronza” andrà avanti peggio della frociaggine. Invece, la questione è molto semplice: istituzionale quanto volete, ma se ti trovi davanti il consumato cabarettista di Ruvo del Monte, trapiantato campano, uno che passa il tempo a dare di questo e di quello a chiunque, perché Meloni dovrebbe passare dal tu fascista al lei spagnolesco e non apostrofarlo nello stile a lui, non solo a lei, congeniale? Non era stato De Luca, stravaccato in Transatlantico, a darle di “stronza”, parlando non col barista ma con la stampa? In una campagna elettorale che sembra una bicchierata di ubriachi, sarebbe meglio occuparsi di quelli che le stronzate gravi le dicono davvero. Ad esempio Tarquinio il superfluo, che vuole uscire dalla Nato ma vuole “tenere i preti gay dentro la chiesa”. Entrambi argomenti che non gli competono.