CONTRO MASTRO CILIEGIA
Donald Sutherland, il Donald che amavamo
Il gran canadese è diventato icona gloriosa della grande generazione che cambiò in meglio la storia del cinema. Ha lasciato una piccola dinastia, ma a dimostrazione che il patriarcato fa anche cose buone
Siccome tutti diranno il contrario, diremo subito che “Il Casanova di Federico Fellini” è stata una delle sue cose peggiori (inteso tra quelle migliori, perché da vero professionista in una lunga vita di cinema ha fatto di tutto, senza schifarsi mai). Ma il gran canadese col suo ghigno luciferino, i suoi occhi di diamante, era troppo lontano dalla coreografia estenuata del gran riminese. Lo abbiamo adorato in altri panni (il color figlio di puttana gli donava alla perfezione), uno su tutti il canagliesco e liberatorio anti militarismo (ma oggi sarebbe perfetto come anti ospedalismo) in “M*A*S*H”. Per stare all’Italia, meglio del Settecento andò il “Novecento” di Bertolucci, e come psico-location la laguna di “A Venezia… un dicembre rosso shocking”. Ma il suo talento nell’alternare sarcasmo e intensità, serietà thriller e parodia (come non amare il professor Dave Jennings di “Animal House”), hanno fatto di lui un’icona gloriosa della grande generazione che cambiò in meglio la storia del cinema. Ha lasciato una piccola dinastia, ma a dimostrazione che il patriarcato fa anche cose buone. Donald Sutherland era nato in Canada nel 1935, è morto ieri a Miami, chissà se col suo solito ghigno.
CONTRO MASTRO CILIEGIA