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CONTRO MASTRO CILIEGIA

Donald Sutherland, il Donald che amavamo

Maurizio Crippa

Il gran canadese è diventato icona gloriosa della grande generazione che cambiò in meglio la storia del cinema. Ha lasciato una piccola dinastia, ma a dimostrazione che il patriarcato fa anche cose buone

Siccome tutti diranno il contrario, diremo subito che “Il Casanova di Federico Fellini” è stata una delle sue cose peggiori (inteso tra quelle migliori, perché da vero professionista in una lunga vita di cinema ha fatto di tutto, senza schifarsi mai). Ma il gran canadese col suo ghigno luciferino, i suoi occhi di diamante, era troppo lontano dalla coreografia estenuata del gran riminese. Lo abbiamo adorato in altri panni (il color figlio di puttana gli donava alla perfezione), uno su tutti il canagliesco e liberatorio anti militarismo (ma oggi sarebbe perfetto come anti ospedalismo) in “M*A*S*H”. Per stare all’Italia, meglio del Settecento andò il “Novecento” di Bertolucci, e come psico-location la laguna di “A Venezia… un dicembre rosso shocking”. Ma il suo talento nell’alternare sarcasmo e intensità, serietà thriller e parodia (come non amare il professor Dave Jennings di “Animal House”), hanno fatto di lui un’icona gloriosa della grande generazione che cambiò in meglio la storia del cinema. Ha lasciato una piccola dinastia, ma a dimostrazione che il patriarcato fa anche cose buone. Donald Sutherland era nato in Canada nel 1935, è morto ieri a Miami, chissà se col suo solito ghigno. 

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"