Contro mastro ciliegia
Bielsa, il Mélenchon nel pallone
Per il sopravvalutato allenatore che in carriera ha vinto quasi meno di Spalletti ogni occasione è buona per un comizietto. L'ultimo assai ridicolo recita che "il calcio appartiene al popolo e i poveri hanno pochissimo accesso alla felicità". Dimenticando che se per sbaglio vincerà la Copa, sarà merito di professionisti ricchi e che giocano in paesi ricchi. E il popolo è contento così
Ci perdonerà Elio se approfittiamo del suo mitico Vitello dai piedi di balsa. E’ solo per dire che i populisti trotzkisti-guevaristi appaiono sempre in coppia, come doppelganger della malora. Così oltre al Bielsa frontista convinto d’aver vinto le elezioni in Francia c’è anche il Mélenchon del calcio, l’allenatore che fa politica. Due totem coi piedi di balsa. Se Jean-Luc è sopravvalutato à gauche, el Loco è uno dei più sopravvalutati della storia del calcio. Ha vinto in carriera quasi meno di Spalletti, si veste peggio di Sarri, come oltranzista della tattica Zeman gli magia in testa. Però fa comizi: del resto è nato a Rosario come il Che, famiglia di giuristi leninisti. Approdato in semifinale di Copa America, invece di parlare della partita ha sbroccato: “Il calcio appartiene al popolo e i poveri hanno pochissimo accesso alla felicità, perché non hanno i soldi per comprarla. Il calcio, essendo gratuito, è di origine popolare”. Ma adesso, dice, glielo hanno rubato, i ricchi. “Una delle poche cose a cui i più poveri potevano aggrapparsi”. Dimenticando che se a questo giro avrà culo abbastanza di vincere la Copa, sarà solo perché il calcio è uno business praticato da ricchi professionisti, che di solito non esercitano nel trasandato paese di cui si sente il profeta. E il popolo è felice se vince, il resto stronzate.