conro mastro ciliegia
De Gregori e i braghettoni
La grottesca, ma anche un poco odiosa, campagna social di chi è indignato perché "La storia siamo noi" è diventata uno spot dell'Enel. La sinistra è passata dall'egemonia culturale all'appropriazione indebita di canzone popolare, ma senza diritti Siae. Perché a loro, la libertà del cantautore li fa sentire offesi
La storia siamo noi è una splendida canzone di Francesco De Gregori, che mercé l’affitto all’Enel per uno spot di sapore patriottico è diventata un piacevole refrain dell’estate italiana. Da qualche po’ sta però montando sui social una curiosa, sussurrata ma non meno odiosa, campagna di protesta: basta con questa canzone! Che schifo l’uso commerciale! A dare il là era stato Biani, l’arciprete del vignettismo moralista: “‘La storia siamo noi, nessuno si senta offeso’. Io un pochino sì da quando è diventata una pubblicità. Vabbè”. Da allora spuntano le vedove: “Direi che lo spot Enel con la musica di De Gregori ha un tantino rotto i coglioni”. “Il prossimo passo farà la pubblicità della Coca-Cola”. Non accadde nulla di simile quando Volare diventò spot per l’Alitalia o per la Fiat. Forse perché Modugno era un libertario, non un comunista. Il fastidio grottesco di costoro nasce dal fatto che, senza averne i diritti Siae, questo popolo di braghettoni ritiene di avere il legittimo possesso (morale? politico?) su una canzone che pure Mattarella citò, dunque è di tutti. Dall’egemonia culturale sono scaduti all’appropriazione indebita di una canzone, di cui De Gregori può fare ciò che vuole. Ma a loro la libertà degli altri li fa sentire esclusi.